Il panorama videoludico moderno è costellato di titoli che cercano di rievocare l’epoca d’oro dei videogiochi, quegli anni ’80 in cui le sale giochi erano il regno incontrastato dei giovani e degli appassionati di videogames. Abathor, sviluppato da Pow Pixel Games e pubblicato da JanduSoft, si propone come un omaggio a quel periodo, strizzando l’occhio ai veterani del settore con la promessa di un’esperienza autentica, capace di riportarci ai tempi di Rastan, Ninja Warriors e Knights of the Round. Ma, nonostante le nobili intenzioni, Abathor riesce davvero a catturare quella magia nostalgica o si limita a essere un esercizio di stile senza sostanza?
Un’epica Atlantidea
La trama di Abathor ci trasporta nell’antica Atlantide, una civiltà ormai decadente e minacciata dall’ira divina. Come eroi prescelti, i giocatori devono difendere questa terra leggendaria contro orde di mostri, un’impresa che può essere condivisa fino a quattro giocatori. Questa modalità cooperativa rappresenta senza dubbio uno degli elementi più affascinanti del gioco, permettendo ai giocatori di scegliere tra quattro personaggi con abilità uniche: Crantor, il barbaro bilanciato, Sais, la valchiria con uno scudo infrangibile, Kritias l’antico ninja e Azaes lo stregone che esercita la magia nera. Ogni personaggio offre un’esperienza di gioco diversa, arricchendo l’elemento strategico e cooperativo del titolo.
Nonostante l’ambizione narrativa, la storia di Abathor rimane piuttosto superficiale, priva di quella profondità che potrebbe davvero coinvolgere i giocatori. La mancanza di un vero sviluppo dei personaggi e di un intreccio narrativo complesso riduce la trama a un semplice pretesto per giustificare l’azione incessante del gioco. Tuttavia, per un titolo che si ispira ai classici arcade, questo può essere un difetto facilmente perdonabile, se non fosse che le aspettative moderne richiedono spesso qualcosa di più.
Il cuore di Abathor è indubbiamente il suo gameplay frenetico e ricco di azione. Con oltre 50 livelli che aumentano progressivamente in difficoltà, il gioco mette alla prova i riflessi e la strategia dei giocatori. I nemici, che vanno dai semplici goblin a boss imponenti larghi metà schermo, sono vari e rappresentano una sfida continua. Tuttavia, la difficoltà del gioco potrebbe risultare eccessiva per i giocatori meno esperti. Mentre i veterani dei platformer troveranno pane per i loro denti, i neofiti potrebbero essere scoraggiati da una curva di apprendimento ripida e da un livello di sfida punitivo.
Un aspetto positivo è rappresentato dall’arsenale di armi e potenziamenti che i giocatori possono raccogliere durante il gioco. Questi elementi aggiungono varietà e strategia, permettendo di adattare il proprio stile di gioco alle diverse situazioni. Tuttavia, la ripetitività di alcune meccaniche e la frustrazione derivante da alcune morti inevitabili potrebbero minare l’esperienza complessiva.
Pixel art e colonna sonora epica
L’estetica di Abathor è un chiaro tributo ai giochi degli anni ’80, con una pixel art che, sebbene non eccezionale, riesce a evocare un certo fascino nostalgico. Le animazioni, pur non brillanti, svolgono il loro compito senza particolari sbavature, anche se in alcuni momenti risultano un po’ grezze. Questo potrebbe deludere chi è abituato agli standard visivi più elevati dei titoli moderni, ma per i nostalgici della vecchia scuola, rappresenta un piacevole ritorno al passato.
La colonna sonora, composta da oltre 40 tracce, è uno degli elementi più riusciti del gioco. Le musiche epiche e coinvolgenti accompagnano perfettamente le battaglie e le avventure dei protagonisti, contribuendo a creare un’atmosfera eroica e intensa. È un dettaglio che dimostra una certa cura nella realizzazione del gioco e che riesce a elevare l’esperienza complessiva.
Un gioco per i nostalgici e i duri a morire
Abathor non è un gioco per tutti. La sua difficoltà elevata e la natura punitiva possono scoraggiare i giocatori occasionali, ma rappresentano una sfida irresistibile per gli amanti dei platformer classici. Per questi ultimi, il gioco offre ore di divertimento e soddisfazione, soprattutto se giocato in compagnia di amici. La modalità cooperativa aggiunge un livello di coinvolgimento e strategia che può trasformare anche le sessioni più frustranti in esperienze memorabili.
Tuttavia, è importante sottolineare che Abathor non riesce sempre a mantenere un ritmo costante. Alcuni livelli possono risultare troppo lunghi o ripetitivi, e la mancanza di una maggiore varietà nei nemici e nelle ambientazioni può portare a una certa monotonia. Questo difetto, unito a una grafica che in alcuni punti appare grezza, rappresenta un ostacolo che impedisce al gioco di raggiungere i vertici del genere.
Abathor è un titolo che, pur con i suoi difetti, riesce a catturare l’essenza dei platformer arcade degli anni ’80. È un gioco solido e divertente, che offre una sfida significativa per i giocatori esperti e una modalità cooperativa che può rendere l’esperienza ancora più gratificante. Tuttavia, la sua difficoltà elevata e alcuni aspetti tecnici meno riusciti potrebbero limitarne l’appeal per un pubblico più ampio.
In definitiva, se siete alla ricerca di un platformer impegnativo e nostalgico, Abathor potrebbe essere la scelta giusta per voi. Non aspettatevi un capolavoro senza difetti, ma preparatevi a un’avventura che vi farà tornare indietro nel tempo, alle gloriose sale giochi degli anni ’80.
Disponibile in digitale su PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox Series X|S e PC (Steam), Abathor ha un prezzo di lancio di 14,99 €, un costo ragionevole per un tuffo nel passato che, seppur con qualche difetto, riesce a regalare ore di divertimento e frustrazione in egual misura. Se siete amanti dei platformer arcade classici e non vi spaventa una sfida impegnativa, Abathor merita sicuramente una chance.
