In un’epoca lontana, dove il cielo si tinge di un grigio perenne e la terra geme sotto il peso di un’umanità ridotta a brandelli, una figura solitaria emerge dalle fogne di Havenswell. È Arrisa, una Blader, un’entità immortale plasmata da una tecnologia dimenticata, con il compito di inseguire un’eco di salvezza tra le rovine di un mondo collassato. La civiltà, un tempo fiorente, è stata inghiottita da guerre e disastri, lasciando spazio a una sostanza misteriosa chiamata Fango e a creature mostruose che infestano ogni angolo. Disponibile su PlayStation 5 e PC tramite Steam, Ai Limit, sviluppato dal team cinese SenseGames e pubblicato da Ce-Asia, si presenta come un action RPG dalle tinte soulslike, un’opera che intreccia un’ambientazione fantascientifica post-apocalittica con un’estetica anime, invitando i giocatori a esplorare un universo tanto affascinante quanto ostile. Ma riuscirà questa guerriera meccanica a portare luce in un’oscurità così densa?
Un mondo decadente e labirintico
Il cuore pulsante di Ai Limit risiede nel suo scenario, un intreccio di rovine che si dipanano tra fogne umide, baraccopoli fatiscenti e città sospese sopra laghi stagnanti. Havenswell, l’ultima roccaforte umana, è un microcosmo di disperazione e meraviglia, un luogo dove ogni passo svela frammenti di una civiltà perduta. L’esplorazione, elemento cardine del gioco, si snoda attraverso percorsi intricati che premiano la curiosità con armi, abiti e reliquie di un passato remoto. SenseGames ha saputo costruire un level design che, pur non raggiungendo le vette di complessità di un Dark Souls, offre una soddisfacente alternanza tra spazi aperti e angusti passaggi, spesso punteggiati da nemici letali e scorciatoie da sbloccare. La possibilità di personalizzare Arrisa con un arsenale variegato – dalle doppie spade rapide agli spadoni devastanti – arricchisce l’esperienza, permettendo di adattare il proprio stile di combattimento alle sfide che si parano davanti. Tuttavia, la distanza tra i checkpoint, qui rappresentati dai Rami, può risultare eccessiva, trasformando ogni morte in un momento di frustrazione più che di apprendimento.
Combattimento sincronico: un’anima tattica
Il sistema di combattimento di Ai Limit si distingue per la sua originalità, pur restando saldamente ancorato alle fondamenta del genere soulslike. Al posto della tradizionale stamina, SenseGames introduce il tasso di sincronizzazione, una meccanica che regola la potenza degli attacchi di Arrisa e l’accesso alle sue abilità speciali. Questo indicatore, visibile al centro dello schermo, si incrementa con colpi ben assestati e si consuma per attivare incantesimi o mosse avanzate, spingendo il giocatore verso un approccio aggressivo ma calcolato. La fluidità dei movimenti, priva di limitazioni energetiche, dona al gameplay un ritmo incalzante, esaltato dalla possibilità di alternare due armi in tempo reale e di sfruttare schivate e parate per ribaltare gli scontri. I nemici, dai guerrieri degenerati alle colossali bestie biomeccaniche, richiedono una lettura attenta dei loro pattern, anche se il bilanciamento non sempre convince: alcuni boss risultano eccessivamente punitivi, mentre altri si piegano troppo facilmente a strategie ripetitive. Sul piano tecnico, però, il gioco inciampa: animazioni legnose e un feedback dei colpi poco incisivo minano l’impatto delle battaglie, lasciando un senso di incompiutezza.
Un’estetica forte, un’anima fragile
Visivamente, Ai Limit colpisce per la sua direzione artistica, un mix di cyberpunk decadente e dark fantasy che richiama suggestioni alla Nier: Automata o Code Vein. Le ambientazioni, illuminate da neon freddi e avvolte in un’atmosfera di desolazione, trasmettono un senso di oppressione che si sposa perfettamente con la narrazione frammentata. La storia, affidata a documenti sparsi e dialoghi criptici, esplora il destino di Havenswell e dei suoi abitanti attraverso gli occhi di Arrisa, una protagonista enigmatica ma priva di un vero carisma. Sebbene il mondo di gioco sia ricco di dettagli e suggestioni, la trama fatica a emergere con forza, limitandosi a un intreccio funzionale ma privo di guizzi memorabili. Sul fronte tecnico, il titolo mostra i limiti di un team esordiente: il frame rate regge nelle situazioni più concitate, ma bug occasionali e una telecamera capricciosa, specie negli spazi ristretti, compromettono la fluidità dell’esperienza. Il doppiaggio in inglese, accompagnato da testi localizzati in numerose lingue (ma non in italiano), è discreto, ma non basta a elevare una narrazione che rimane in secondo piano rispetto al gameplay.
Con vent’anni di esperienza nel giornalismo videoludico, ho visto il genere soulslike evolversi da nicchia a fenomeno mainstream, e Ai Limit si inserisce in questo panorama con un’identità che potremmo definire “esplorativa”. SenseGames dimostra un’ammirevole ambizione nel coniugare un’ambientazione suggestiva con meccaniche innovative, ma il risultato finale è un’opera che brilla più per il potenziale che per l’esecuzione. Per gli amanti delle sfide ragionate e degli universi immersivi, il viaggio di Arrisa offre momenti di genuino piacere, soprattutto nelle battaglie contro i boss più ispirati e nell’esplorazione delle rovine di Havenswell. Tuttavia, i difetti tecnici e una certa mancanza di rifinitura impediscono al gioco di competere con i giganti del genere. È un esordio promettente, un primo passo che lascia intravedere un futuro luminoso per il team cinese, a patto che riesca a limare le asperità e a trovare una voce più distintiva nel vasto coro dei soulslike.
