Sotto le fondamenta della città, il cuore pulsa a ritmo di bassi e cemento. Nittch conosce solo il silenzio dei tunnel, il ronzio dei neon e l’odore di ruggine delle rotaie. Ogni giorno scorre uguale, tra corse anonime e pacchi da recapitare. Ma oggi qualcosa cambia. Il pacco che stringe al petto è diverso. Non per peso o forma, ma per l’eco che sembra lasciare nell’aria. Un ritmo. Un battito. Forse un segno. Così comincia il viaggio dentro Antro, piattaforma 2.5D sviluppata dallo studio iberico Gatera Studio, pubblicata da Selecta Play e disponibile per PC, Xbox Series X|S e PlayStation 5, versione qui recensita.
Un mondo oppresso dal silenzio
Il contesto narrativo di Antro si articola in una Barcellona post-apocalittica collassata nel sottosuolo, dove l’umanità superstite vive divisa in livelli sociali oppressivi. In cima domina La Cúpula, un regime autoritario che ha bandito arte e musica; in basso sopravvivono i reietti, tra cui Nittch, corriere solitario e apatico. Il protagonista viene incaricato di consegnare un misterioso pacco, pretesto per una discesa verso l’alto – simbolica e letterale – che si trasforma presto in risalita, fino al cuore del potere. Sebbene i personaggi siano tratteggiati in maniera essenziale, la narrazione riesce a toccare corde emotive con pochi elementi, complice anche la presenza di dialoghi sobri ma incisivi, tutti sottotitolati in italiano.
Quando il ritmo guida il gameplay
L’impianto ludico alterna fasi di esplorazione, sezioni platform, enigmi ambientali e segmenti a inseguimento che ricordano i rhythm game. È in questi momenti che Antro brilla, riuscendo a fondere il level design con la traccia musicale in una sincronia che coinvolge corpo e attenzione. I comandi sono reattivi, il parkour è fluido, ma talvolta penalizzato da qualche imprecisione nei salti più delicati o nei cambi di direzione improvvisi. Gli enigmi, mai davvero complessi, offrono un buon bilanciamento tra azione e riflessione, e sono integrati con naturalezza nell’avanzamento del percorso.
La varietà musicale è un altro elemento che sostiene l’esperienza. Dall’elettronica pulsante all’hip hop più aggressivo, passando per beat drill e linee R&B, la colonna sonora accompagna ogni fase con coerenza, creando un legame tra gameplay e narrativa. Quando i momenti ritmici si fondono con le meccaniche, Antro riesce davvero a trovare una propria voce, spingendo il giocatore a muoversi non solo nello spazio, ma nel tempo stesso del suono.
Stile visivo e rifinitura tecnica
Dal punto di vista artistico, Antro adotta una palette cromatica cupa, giocata su contrasti di luce e ombre marcate. Il design architettonico dei livelli sfrutta la verticalità della città sotterranea per creare scenari stratificati, dove ogni ambiente racconta una diseguaglianza sociale. Le luci al neon, le interferenze visive e l’interfaccia glitchata contribuiscono a una forte identità estetica, coerente con l’ambientazione cyberpunk. Tuttavia, la ripetitività di certi asset e l’assenza di vere sorprese visive nelle fasi avanzate penalizzano un comparto visivo altrimenti potente.
A ciò si aggiungono mod con effetti passivi limitati da una riserva di energia non ricaricabile, che ne scoraggia l’uso e contribuisce a una sensazione generale di spreco potenziale. L’albero delle abilità propone potenziamenti poco incisivi, rendendo la progressione poco gratificante, mentre l’accumulo di risorse e materiali tende a rallentare il ritmo di gioco senza offrire ricompense realmente stimolanti.
Nonostante ciò, Antro riesce a distinguersi nel panorama indie contemporaneo per coerenza stilistica e forza espressiva. La sua durata contenuta – attorno alle quattro ore – gioca a favore di una struttura compatta e priva di inutili dilatazioni, lasciando spazio a una narrazione emotiva e concentrata. L’opera di Gatera Studio, pur imperfetta e forse ancora acerba in alcuni snodi ludici, colpisce per il coraggio con cui eleva il suono a strumento politico. Non un esercizio di stile, ma un tentativo onesto di dare forma, ritmo e battito a un’idea di resistenza.
