Il 17 giugno la polizia prefetturale di Osaka ha arrestato un uomo di 66 anni con l’accusa di aver venduto copie pirata colorizzate del celebre film Godzilla del 1954. Utilizzando un’intelligenza artificiale per “prevedere” i colori originali, l’uomo ha realizzato e distribuito versioni DVD del film modificato al prezzo di 2.980 yen ciascuna, incassando complessivamente circa 1,7 milioni di yen.
Il punto centrale dell’incriminazione non riguarda tanto l’aspetto estetico o artistico dell’operazione – già di per sé controverso per i puristi del cinema – quanto la violazione del diritto d’autore: il film di Ishirō Honda, pur essendo vecchio di settant’anni, non è ancora di pubblico dominio, almeno non nel quadro legale giapponese attuale.
Un labirinto giuridico lungo settant’anni
La vicenda ha riportato sotto i riflettori le intricate normative nipponiche sul copyright, specialmente in relazione alle opere cinematografiche del passato. Sebbene il 2024 abbia segnato il 70º anniversario del debutto di Godzilla, il film non è ancora privo di protezione legale. Questo perché, secondo la legge vigente, il periodo di validità del copyright non si calcola semplicemente dalla data di uscita, ma dalla morte dell’ultimo “autore” riconosciuto.
Nel caso del film diretto da Ishirō Honda, la paternità non è attribuita alla casa produttrice Toho, ma a un gruppo di autori chiave tra cui il regista stesso. Questo dettaglio ha implicato che il copyright sia soggetto alla precedente normativa, secondo la quale la protezione dura 38 anni dalla morte dell’ultimo autore. Poiché Honda è deceduto nel 1993, Godzilla dovrebbe dunque entrare nel pubblico dominio il 1º gennaio 2032.
Le successive revisioni legislative, tra cui quella del 1971 e l’adeguamento agli standard internazionali del TPP nel 2018, hanno complicato ulteriormente la questione. Ma poiché il film non è mai rientrato formalmente nei periodi di protezione a 50 o 70 anni, continua a seguire la regola dei 38 anni post mortem, rendendo ogni uso commerciale non autorizzato ancora illegale.
L’arte non giustifica la violazione
Anche se la colorizzazione tramite IA è tecnicamente possibile, e per alcuni persino affascinante, resta una questione delicata quando si toccano capolavori del cinema. In Godzilla, il bianco e nero non è una limitazione tecnica, ma una scelta stilistica che accentua l’angoscia e la gravità del messaggio post-bellico. Alterarlo può significare tradire l’intento originale.
Le autorità giapponesi hanno annunciato che indagheranno anche su altri classici modificati e venduti online, come I sette samurai. Tuttavia, come dimostra il caso di Godzilla, distinguere ciò che è lecito da ciò che non lo è richiede una profonda comprensione di una normativa sfaccettata, incerta persino per molti giuristi e creatori stessi.
Nel dubbio, meglio evitare iniziative solitarie. Alcuni film è bene lasciarli come sono, in bianco e nero, con il rumore della pellicola e il peso della storia che portano addosso. Perché non tutto ciò che può essere colorato, dovrebbe esserlo.
Fonti consultate: SoraNews24.