Thomas si fermò davanti alla finestra, la luce grigia del mattino che filtrava attraverso le tende logore, illuminando una stanza ormai svuotata di vita. Le sue mani tremavano leggermente mentre sollevava una scatola di cartone, l’ultima di una serie infinita, pronta a sigillare i frammenti di un’esistenza condivisa con lei, la donna che un tempo riempiva quelle mura di risate e calore. Ogni oggetto – un orologio fermo alle 3:17, una sciarpa dimenticata sull’attaccapanni – sembrava sussurrargli ricordi che non riusciva più a contenere. Era un uomo in bilico, sospeso tra il dolore di un addio e il bisogno di andare avanti, e in quel silenzio pesante iniziò a fare i bagagli, ignaro che quel gesto avrebbe aperto una porta sulla sua anima. È da qui che prende vita Carry Onward, un viaggio narrativo che esplora il lutto e la redenzione con una delicatezza rara.
Disponibile su PC tramite Steam, Nintendo Switch, PlayStation 4 e PlayStation 5, Carry Onward si presenta come un’opera narrativa breve ma densa di significato, firmata dal talentuoso sviluppatore indipendente Andrey Chudaev e pubblicata dalla casa editrice Nejcraft. Questo titolo invita i giocatori a immergersi in un’esperienza intima, seguendo le vicende di Thomas, un uomo segnato dal lutto, che si trova a fare i bagagli nella casa che un tempo abitava con la moglie scomparsa. Attraverso un viaggio interiore fatto di ricordi, emozioni e piccole scelte, il gioco esplora temi universali come la perdita, la ricerca di senso e la possibilità di una rinascita emotiva. Progettato per essere completato in una sola serata, Carry Onward si distingue per la sua capacità di trasformare gesti quotidiani in momenti di profonda riflessione, offrendo un’esperienza che, pur nella sua essenzialità, lascia un segno duraturo.
Un racconto intimo e interattivo
Il cuore di Carry Onward risiede nella sua narrazione, che si dipana attraverso l’interazione con oggetti apparentemente banali disseminati nell’abitazione di Thomas. Una tazza sbeccata, una fotografia sbiadita o un vecchio libro diventano chiavi d’accesso al passato del protagonista, ciascuno accompagnato da pensieri e riflessioni che il giocatore può esplorare e modulare. Le scelte offerte durante questi momenti non sono mere opzioni estetiche: influenzano direttamente il percorso emotivo di Thomas, conducendo verso uno dei cinque finali possibili. Questa struttura dona al gioco una discreta rigiocabilità, permettendo di scoprire nuove sfumature della storia e del carattere del protagonista a ogni partita. La durata contenuta, che si aggira intorno a un’ora, potrebbe lasciare alcuni desiderosi di un approfondimento maggiore, ma è proprio nella sua concisione che il titolo trova la sua forza, evitando di diluire l’impatto emotivo in un’esperienza eccessivamente protratta.
L’essenzialità tecnica al servizio della storia
Dal punto di vista tecnico, Carry Onward adotta un approccio volutamente minimalista. La visuale dall’alto, accompagnata da modelli tridimensionali semplici e stilizzati, richiama alla mente opere come Twelve Minutes, un’influenza dichiarata dallo stesso Chudaev. Questa scelta estetica, pur non risultando particolarmente accattivante per chi cerca un impatto visivo più marcato, si rivela funzionale al racconto, concentrando l’attenzione del giocatore sulla narrazione e sui dettagli emotivi piuttosto che su un’estetica sovrabbondante. La recitazione vocale, che dà vita ai monologhi interiori di Thomas, riesce a trasmettere autenticità e coinvolgimento, anche se in alcuni passaggi le battute possono apparire meno incisive di quanto il contesto richiederebbe. A elevare l’esperienza contribuisce una colonna sonora composta con cura, capace di sottolineare i momenti di maggiore intensità emotiva con melodie delicate e ben calibrate. Un neo evidente è l’assenza di una localizzazione in italiano, che limita l’accessibilità del titolo a un pubblico più ampio, costringendo chi non padroneggia l’inglese a un’esperienza parziale.
Un’esplorazione emotiva memorabile
Carry Onward non è un gioco per tutti: la sua natura introspettiva e la mancanza di dinamiche action o sfide complesse lo rendono un’opera pensata per chi apprezza le narrazioni lente e meditative. Tuttavia, per chi è disposto a lasciarsi trasportare, offre un viaggio toccante attraverso le profondità dell’animo umano. La possibilità di plasmare il destino emotivo di Thomas, unita alla sensibilità con cui il gioco tratta il tema del lutto, crea un equilibrio raro tra interattività e introspezione. Nonostante qualche imperfezione, come una certa semplicità grafica o l’assenza di una traduzione nella nostra lingua, il titolo riesce a distinguersi nel panorama indie per la sua capacità di trasformare un’esperienza breve in un momento di riflessione duratura. È un’opera “sottilmentosa”, un aggettivo che invento per descriverne la capacità di penetrare con delicatezza nei recessi dell’emotività, lasciando un’eco che risuona ben oltre i titoli di coda.
