Misteri irrisolti, domande a cui è impossibile dare risposta, legittimi dubbi e bizzarre trovate dall’oscura genesi, rendono le serie animate giapponesi degli anni ’70 e ’80, in modo particolare quelle legate ai generi mecha e sci-fi, un’inesauribile miniera dalla quale attingere per generare fervidi dibattiti mai démodé tra gli appassionati. A patto, comunque, di non prendersi troppo sul serio.
Triva #06
つづく
L’abbiamo vista comparire un numero imprecisato di volte nell’angolo in basso a destra dei teleschermi, molto spesso nel momento culmine delle avventure animate che hanno accompagnato i pomeriggi della nostra adolescenza: è la misteriosa scritta in lingua giapponese che, con una subdola dissolvenza, dava appuntamento al giovane pubblico al successivo episodio della serie di turno.
Benché la comprensione degli ideogrammi fosse ai più preclusa (negli anni Ottanta ancora non esisteva Internet e reperire informazioni con una certa precisione era pratica destinata ai possessori di costose enciclopedie), il significato di quella scritta era facilmente intuibile: il destino sospeso di Goldrake, Jeeg Robot d’acciaio o de Il Grande Mazinger, sarebbe stato rivelato nell’episodio seguente o nella successiva stagione della serie animata. Il misterioso testo era, dunque, facilmente assimilabile a quel continua già proposto dalla narrazione seriale dei telefilm americani sbarcati qualche anno prima sulle TV italiane.
Tsuzuku, questa la traslitterazione di つづく, è la forma intransitiva del verbo “continuare”: è quindi corretto interpretarla nella lingua inglese come “to be continued” e in italiano come “continua”.
Chiudiamo questo breve post, con un video estrapolato dagli ultimi secondi dell’episodio 73 di UFO Robot Goldrake (Scontro finale): Actarus, a bordo del suo Super Robot, è in balìa del mostro pilotato da Lady Gandal e i giovani telespettatori dell’epoca dovranno attendere l’episodio finale della serie animata per conoscerne il destino.