Il manga, patrimonio culturale giapponese di inestimabile valore, è oggi vittima di una contraddizione evidente: la sua crescente popolarità in Occidente convive con una diffusione ancora troppo parziale delle edizioni ufficiali localizzate. Lo denuncia con vigore Atsushi Mizoguchi, CEO di MyAnimeList, una delle piattaforme online più frequentate dai lettori e appassionati di anime e manga, secondo il quale la battaglia contro la pirateria può essere vinta soltanto attraverso un’offerta digitale più rapida, capillare e accessibile al pubblico internazionale.
Nonostante l’inasprimento delle misure legali in Giappone contro la pirateria, Mizoguchi sottolinea come il vero problema risieda nella lentezza e nella scarsità della distribuzione ufficiale dei titoli all’estero. Se da un lato servizi come MANGA Plus e K MANGA hanno già cominciato ad accorciare il divario tra le uscite giapponesi e le loro controparti tradotte, dall’altro l’attuale sistema appare ancora frammentato e limitato nei contenuti offerti.
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Più traduzioni, meno ritardi: la visione di MyAnimeList
Attualmente, sono oltre mezzo milione i titoli pubblicati in formato digitale in Giappone. Eppure, soltanto una minima parte è disponibile in inglese. Non si tratta solo di una questione linguistica: la localizzazione implica anche l’adattamento delle onomatopee grafiche, delle note culturali e del layout visivo, operazioni che richiedono competenze specifiche e risorse adeguate.
Per Mizoguchi, la soluzione è unificare gli sforzi dei principali editori giapponesi al fine di creare un’infrastruttura digitale globale capace di offrire un catalogo ampio e tempestivo, equiparabile a quello disponibile per il pubblico nipponico. In un contesto in cui gli anime hanno ormai conquistato la piena legittimità culturale in Occidente grazie a piattaforme come Netflix e Crunchyroll, il manga rischia di rimanere indietro, intrappolato tra burocrazie editoriali e strategie commerciali troppo conservative.
L’occasione del mercato globale: una sfida da non perdere
Il paradosso è evidente: gran parte dei fan occidentali si è avvicinata al manga proprio grazie alle versioni pirata diffuse in rete, che colmavano i vuoti dell’editoria ufficiale. Un fenomeno che, pur essendo illegale, ha rivelato un desiderio profondo e diffuso di fruizione, che ora potrebbe essere intercettato da un sistema di distribuzione più moderno e integrato.
Alcuni editori giapponesi già si fanno carico autonomamente della traduzione e distribuzione internazionale, ma nella maggior parte dei casi si ricorre a licenziatari esteri, rallentando il processo e restringendo il numero di opere disponibili. La sfida è tanto ambiziosa quanto necessaria: realizzare un servizio di distribuzione digitale unificato, agile e vasto, che metta fine alla dipendenza dalle versioni pirata e restituisca valore agli autori e agli editori giapponesi.
In un’epoca in cui la cultura pop giapponese è ormai un fenomeno globale, il manga ha l’occasione di completare il proprio cammino verso la centralità culturale anche fuori dai confini nazionali. Ma questo traguardo sarà possibile solo se accompagnato da una rivoluzione strutturale nella diffusione digitale.
Fonti consultate: Automaton West.