Nel corso dell’edizione 2021 del Tokyo Anime Award Festival, il producer e fondatore dello Studio Ghibli, Toshio Suzuki, ha annunciato il decesso dell’acclamato animatore e character designer Yasuo Ōtsuka, avvenuto il 15 marzo all’età di 89 anni.
Nato l’11 luglio del 1931 nella prefettura di Shimane e interessato al disegno fin da bambino, Ōtsuka rimase impressionato dalla visione di un lungometraggio d’animazione sovietico, al punto di decidere di trasferirsi a Tokyo dopo gli studi superiori per cercare di intraprendere una carriera nel settore. Poiché all’inizio degli anni Cinquanta non era possibile andare a vivere nella metropoli senza un’autorizzazione, entrò come dipendente al Ministero della Salute, finendo a lavorare nella sezione narcotici con il compito di individuare i consumatori di droga. Dopo pochi anni di questo lavoro, si ammalò di tubercolosi e durante i due anni di convalescenza ebbe modo di coltivare la sua passione per il disegno. Entrò quindi in contatto con un gruppo di artisti che lavorava alla Nichido Eigasha e iniziò ad apprendere il mestiere di animatore.
Gli anni alla Toei
Nel 1956 superò una selezione per aspiranti animatori e venne assunto dalla neonata Toei Dōga, dove ebbe la possibilità di partecipare in prima persona alla costruzione delle fondamenta della futura animazione giapponese con maestri come Sanae Yamamoto e Yasuji Mori. Nel 1957 partecipò al cortometraggio Koneko no rakugaki e già l’anno seguente ricoprì il ruolo di animatore chiave in La leggenda del serpente bianco, il primo lungometraggio animato a colori mai prodotto in Asia.
Nei successivi dieci anni partecipò a quasi tutte le maggiori produzioni cinematografiche della Toei, oltre che a Ōkami shōnen Ken, la prima serie televisiva prodotta dalla Casa di animazione giapponese nel 1963, divenendo così uno dei più autorevoli animatori e senpai di molte giovani leve, tra cui il compianto Isao Takahata e Hayao Miyazaki.
Nel 1968, in un periodo di forti proteste e rivendicazioni sindacali all’interno della Toei, gli venne affidata la direzione dell’animazione di un nuovo lungometraggio, Taiyō no ōji – Horusu no daiboken (La grande avventura del piccolo principe Valiant), per il quale ottenne di essere affiancato da Isao Takahata alla regia, dal suo senpai Yasuji Mori per le animazioni e da Hayao Miyazaki per il layout.
Tale importante ruolo costituì l’occasione per Ōtsuka di innovare e prendere le distanze dalla politica della dirigenza, che vedeva nell’animazione sempre e soltanto un prodotto di intrattenimento per bambini. Il film segnò una vera svolta nel modo di fare animazione, ma all’alta qualità dell’opera non corrispose il successo commerciale e le strade di Ōtsuka e della Toei si separarono definitivamente di lì ad un anno.
Da Lupin III a Conan il ragazzo del futuro
Il nuovo spazio professionale di Ōtsuka divenne allora la A Production, un piccolo studio commissionario della Tokyo Movie Shinsha fondato qualche anno prima, dove in breve tempo lo seguirono anche Isao Takahata e Hayao Miyazaki. Proprio a questo studio nel 1969 si rivolse la TMS per il pilot di Lupin III, un progetto che Ōtsuka avrebbe seguito poi con dedizione per molto tempo e a cui ha contribuito, oltre che con la celebre citazione della Fiat 500, dirigendo l’animazione delle scene più significative della prima serie TV e, tra gli altri, del film Rupan sansei – Cagliostro no shiro (Lupin III – Il castello di Cagliostro), affidato peraltro alla regia di Miyazaki.
Proprio con questi, dopo essere passati entrambi alla Nippon Animation, Ōtsuka ha collaborato spesso, dirigendo ad esempio l’animazione e curando il character design di Mirai shōnen Conan (Conan il ragazzo del futuro) o le rocambolesche scene d’azione di Meitantei Holmes (Il fiuto di Sherlock Holmes).
Tra le altre opere di cui ha diretto l’animazione, i due film di Panda-Kopanda, ancora con Miyazaki e Takahata, il film Jarinko Chie di Takahata e altri lungometraggi di Lupin III, quali Fuma ichizoku no inbō (Lupin III – La cospirazione dei Fuma) nel 1987 e Kutabare! Nostradamus (Lupin III – Le profezie di Nostradamus) nel 1995.
Lasciata la professione, Ōtsuka collaborò con Telecom Animation Film, filiale della TMS, insegnando tecniche d’animazione presso la scuola interna Anime Juku.
Alla sua opera e al rapporto privilegiato con Miyazaki nel 1983 è stato dedicato un libro, Miyazaki Hayao to Ōtsuka Yasuo no sekai (Il mondo di Hayao Miyazaki e Yasuo Ōtsuka) che, insieme all’autobiografico Sakuga asemamire (Disegni grondando sudore), costituiscono le migliori fonti per approfondire la sua arte. Fonti che nel 2004 si sono arricchite del prezioso Ōtsuka Yasuo no ugokasu yorokobi (letteralmente La gioia di animare di Yasuo Ōtsuka), film documentario dedicatogli dallo stesso Hayao Miyazaki, che più che un omaggio dell’allievo al maestro, è un vero e proprio atto d’amore.
Negli ultimi anni Ōtsuka ha aiutato a promuovere le future generazioni di animatori come istruttore alla Yoyogi Animation Academy di Tokyo. Nel 2019 ha ricevuto un premio speciale alla carriera in occasione della 42 esima edizione dei Japan Academy Awards, premi cinematografici assegnati annualmente dalla Nippon Academy-shō Association.
Yasuo Ōtsuka e Lupin III: da Fujiko alla 500 gialla
Ōtsuka partecipò direttamente alla realizzazione della prima serie animata di Lupin III datata 1971, non solo come sakkan, ma anche come character designer (disegnatore di base, sul quale tutti gli altri sakkan dovevano fare riferimento). A lui dobbiamo la realizzazione della prima versione di Fujiko Mine, forse la più amata: una donna dai lineamenti sexy e dalla folta capigliatura, molto differente da quella appena abbozzata apparsa nel manga di Monkey Punch qualche mese prima.
Anticonformista per natura, Ōtsuka decise che gli oggetti e le automobili di Lupin III dovessero essere realistiche riproduzioni della realtà. Appassionato di armi e macchinari, Ōtsuka disegnò con meticolosa precisione le pistole in dotazione allo scaltro ladro: la famosa Walther P38, ma anche la Mauser, la Beretta, la Luger o la Stenmark. Le vetture non furono da meno: Ōtsuka realizzò dapprima la Mercedes Benz SSK modello 1928, l’automobile voluta fortemente dal regista Masaaki Ōsumi, poi la Renault Alpine A110, guidata da Fujiko nel primo episodio, la buffa tre ruote Messerschmitt KR 200 di Pikal (Whisky in Italia) nel secondo episodio, poi la Triumph 1800 Roadster, la Jaguar E-Type, l’Alfa Romeo 6C 1750, la Citroën 2V e l’Austin Mini Cooper.
Nell’episodio 16 della serie la Mercedes Benz di Osumi (che non era più il regista in quel momento) fu finalmente sostituita dalla famosa Fiat 500, l’automobile preferita di Ōtsuka. La scelta non fu casuale: Ōtsuka era un orgoglioso possessore della mitica utilitaria italiana e il suo allievo Hayao Miyazaki (proprietario della stessa Citroën 2V apparsa anche in Lupin III – Il castello di Cagliostro) non tollerava il fatto che Lupin III apparisse come un dandy a bordo di una lussuosa auto che combatteva la noia rubando (ma anche perché la bellissima Mercedes Benz SSK dello scaltro ladro risultava troppo dettagliata e lunga per entrare comodamente nelle inquadrature). Con la Fiat 500, invece, si ottenne un personaggio più vicino al target adolescenziale dalla popolarità in continua ascesa.
Di seguito, alcune immagini estrapolate dall’artbook Yasuo Otsuka Mechanical Artworks pubblicato da Genkosha il 31 luglio 2020.
Fonti consultate: JappaLibri, Il blog di Joe7, AnimeNewsNetwork.