Fabrizio Modina, torinese, creativo multimediale e docente di fashion design, è anche uno dei più importanti collezionisti di toys, gadget e memorabilia dedicati all’animazione giapponese di genere mecha, alla saga di Star Wars e all’olimpo degli eroi Marvel. Esperto di sci-fi e animazione nipponica, Fabrizio ha partecipato alla creazione di mostre a tema tra l’Italia e l’Europa: tra le ultime (e tutt’ora in corso), citiamo Godzil-land a Padova, retrospettiva sulla figura dei dinosauri visti attraverso il cinema, la televisione e la letteratura fantastica.
Dopo il successo del suo libro Super Robot Files 1963/1978. L’età d’oro dei robot giapponesi nella storia degli anime e del collezionismo, prima enciclopedia analitica sul mondo dei giganti d’acciaio nipponici in lingua occidentale, Fabrizio prosegue l’opera di divulgazione con l’uscita in libreria di Super Robot Files 1979/1982, secondo dettagliatissimo volume edito da J-POP, dedicato alle serie animate che hanno segnato i pomeriggi di milioni di appassionati di mecha e “dintorni”.

Ciao Fabrizio, grazie per la tua disponibilità e benvenuto su Go Nagai World.
Complimenti per i primi due volumi di Super Robot Files (SRF), un compendio a puntate di grande aiuto per chi, come tanti, desidera avere disponibili informazioni e immagini di alcune tra le serie animate di genere mecha più famose e, soprattutto, di altre mai arrivate nel nostro Paese. Come e quando è nata l’idea di “mettere su carta” la tua “passione” per i giganti d’acciaio dell’animazione nipponica?
Come ho scritto nella prefazione del primo volume, l’embrione di SRF è stato radiofonico. Nato sulla web radio AWR, Super Robot Files ha poi avuto una naturale evoluzione in forma cartacea, il supporto più adeguato per la condivisione dei dati che erano stati archiviati in oltre quindici anni di lavoro. Partito come un progetto dal solo utilizzo personale, mi ero accorto che avrebbe potuto diventare molto di più, soprattutto considerando che non esisteva nessuna pubblicazione simile sul mercato italiano.
Originale e intrigante l’idea di proporre fotografie dei modellini e dei kit relativi a ogni serie: l’uniformità prima di tutto, ma resta il rammarico per non aver trovato alcun fotogramma degli eroi animati che descrivi nei libri. Problemi di licenze o semplice scelta editoriale?
Impossibile pensare a un libro con materiale originale di anime, irrealizzabile a livello di licenze. Ho visto delle pubblicazioni discutibili che hanno fatto largo uso di (pessime) immagini ricavate dai frames, una scelta “pirata” che abbassa già in partenza la qualità di un’opera indipendentemente dal contenuto. SRF è nato, appunto, per fornirmi una struttura logica sulla quale costruire la mia collezione, quindi è stato automatico pensare all’utilizzo dei toys per le immagini. In questo modo il libro è diventato anche un manuale per collezionisti, pur mantenendo il proprio impegno enciclopedico.
Di cosa sei più orgoglioso relativamente alla trilogia SRF e cosa invece, per mancanza di tempo o altro tipo di difficoltà, hai dovuto omettere/abbandonare rispetto all’idea di partenza?
Molte cose avrebbero dovuto essere omesse se SRF fosse stato un solo libro. Per questo si è deciso di farli diventare due e una volta appurato che anche due non erano sufficienti, siamo arrivati a tre. Con grande saggezza J-POP ha ritenuto opportuno non escludere nulla, anzi ampliarlo il più possibile. Per non incorrere in tagli, la composizione del secondo volume di Super Robot Files ha addirittura ridotto al massimo gli a capo, in modo che i miei testi potessero essere inseriti nella griglia inderogabile delle pagine decise (che sono molte di più del primo volume, a giustificazione del prezzo differente), senza eliminare nulla. Non ho rimpianti ma solo grandi stimoli. La cosa che più mi soddisfa è l’avere parlato di serie mai arrivate in Italia, molte delle quali sono qualitativamente superiori a quelle che conosciamo e che reputo il punto di forza del secondo volume, oltre alla base sulla quale sarà costruito il terzo.

Tra le tante serie animate trattate nei tuoi libri e nelle tue mostre, qual è quella da te preferita o a cui sei particolarmente affezionato e perché?
Prevalentemente le opere di Yoshiyuki Tomino: Gundam, Zambot 3, Ideon, Dunbine, tra i principali, capolavori di narrazione che possono essere fruiti a decenni dalla loro realizzazione senza perdere la loro carica dirompente di maturità e lucido realismo.

Mazinga Z, Gundam RX-78, Voltron: quale robot hai sempre sognato di pilotare?
Sono certo che nel 1980 avrei saputo rispondere in maniera rapida e precisa a questa domanda. Ormai più vicino a cinquanta che ai quaranta anni, credo che pilotare un Super Robot mi stresserebbe più del traffico in città. Resto a casa a scrivere, meglio così!
Da Super Robot a Real Robot, sino ad architetture sempre più complesse e umanoidi, il design dei guerrieri d’acciaio ha compiuto notevoli balzi in oltre quarant’anni di animazione. Come immagini il futuro del mecha design nei prossimi decenni? Shin Mazinger ZERO (Tabata e Yogo) potrebbe aver tracciato una strada da seguire dai moderni mangaka e animatori?
Fermo restando che mi domando se esisterà un futuro del mecha design, auspico ad una semplificazione delle forme. La complessità di queste creature è divenuta quasi manieristica, a discapito dell’immediata riconoscibilità dei soggetti. Tante viti, cavi e bulloni, ma nessuno destinato a divenire un’icona.

Eppure, nonostante il “ritorno vintage” di un certo filone di animazione giapponese in TV, il mondo dei Super Robot sembra essere stato dimenticato/abbandonato da distributori e produttori televisivi occidentali. Secondo te, quali sono i motivi della presunta scomparsa di nuovi anime dedicati ai giganti d’acciaio dai palinsesti televisivi? Credi che un pubblico di adolescenti non sia oggi pronto ad affrontare tematiche “importanti” come quelle dei conflitti tra terrestri e invasori (soprattutto quando l’invasore non è nemmeno “alieno”!)?
Le nuove generazioni non sono attratte dalla tecnologia. Semplicemente perché ne fanno già un utilizzo comune. La scienza ha raggiunto la fantascienza e questa non riesce più a sorprendere, a prevedere, a immaginare. La magia visionaria degli autori di trent’anni fa è rimasta congelata.
Per questo motivo i giovani sono molto più attirati dalla magia, dall’occulto, il nuovo mondo dell’impossibile che ha preso il posto di quello precedente.
Qual è il pezzo della tua collezione che attualmente ha più valore e quale è stato quello più difficile da reperire?
Molti pensano che alcuni pezzi particolarmente rari siano ostici da reperire, ma di fatto in quei casi spesso il limite è soltanto il budget che si possiede, perché in virtù dei loro prezzi, giacciono invenduti per mesi. Invece possono essere piccole cose senza grande mercato a necessitare di una lunga ricerca, proprio perché interessano a pochi e vengono sottovalutate. Probabilmente il vinile di Astroganger è uno dei pezzi più rari che sono riuscito ad ottenere.

E quello che stai inseguendo da anni ma che ti sfugge sempre?
Confesso di non averne. Sono felice di quello che possiedo ed ho deciso di rinunciare ad alcuni pezzi perché ormai fuori dal limite di prezzo di ciò che considero adeguato. Colleziono per piacere non per ossessione e faccio affidamento al buon senso, per quanto questo possa sembrare antitetico ad un collezionista.
Cosa consiglieresti a chi volesse imbarcarsi nella (dispendiosa?) carriera di collezionista di SOC, vintage robot e memorabilia dedicata agli anime (e non solo) che hanno fatto la storia?
Di comprare solo ciò che da loro emozione, procedendo con ritmi decisamente lenti. Ho visto molte persone acquisire per moda e poi rivendere tutto per necessità. Collezionare non significa esibire pacchi su Facebook ma preservare un’epoca.

Non di soli robot vive l’uomo: sappiamo che collezioni anche memorabilia relativa a Star Wars e Marvel. Da quanti pezzi è composta la tua raccolta e dove è custodita? Tra una mostra e l’altra non deve essere semplice riporre ogni pezzo nel suo spazio…
Arrivata oltre i seimila pezzi la mia collezione sta pericolosamente sforando la capacità dello spazio che le avevo dedicato, e prima o poi dovrò trovare una soluzione a questo problema. L’organizzazione delle mostre è molto impegnativa, ma il trattamento museale che ne consegue ripaga del tempo dedicato agli allestimenti.

L’amore per il Sol Levante, la passione per l’animazione giapponese e i manga, il culto di Star Wars e degli eroi in calzamaglia “made in U.S.A.”: possiamo chiamarla cultura pop contemporanea, ma sappiamo che per te e per noi, generazione ‘anta, il radicamento di queste passioni rappresenta anche uno stile di vita. Cosa consigli a chi si avvicina per la prima volta a questi “temi”, una volta definiti di nicchia e oggi sempre più mainstream?
Consiglio di scegliere dei titoli e di approfondirli. Inutile indulgere in una abbuffata che potrebbe destabilizzare. Procedere per istinto e laddove sia possibile trovare fonti attendibili e serie, documentarsi. Ho scritto SRF soprattutto per le nuove generazioni, sperando che lo utilizzino per avvicinarsi a un mondo a loro sconosciuto.