Goldrake (va, distruggi il male e va…): forse non il più bello, né il più originale, ma è sicuramente unico. Un attimo prima della sua comparsa, il 4 aprile 1978, sullo schermo stazionava il sorriso da fata turchina di Maria Giovanna Elmi. Il tempo di una raffazzonata introduzione, quasi delle scuse per ciò che stava per andare in onda, poi il nostro mondo cambia.
Colori, velocità, ambientazioni e dialoghi, niente sarà più come prima. Indimenticabili i classici Disney, divertenti i personaggi di Hanna e Barbera, ma adesso serve spazio per Goldrake. Il robot venuto da Fleed è enorme, tanto grande da occupare i nostri sogni per intero. Abbatte i nemici a grappoli, li apre in due come le cozze con quell’alabarda che tutti noi sentiamo invocare dalla voce di Romano Malaspina e che più di qualcuno ha sperato di trovare sotto l’albero di Natale.
Il robot extracomunitario non deve salvare una principessa, sconfiggere una strega o intraprendere un lungo viaggio, ma proteggere la Terra intera, perché non finisca come il suo pianeta d’origine. A noi bambini non resta che farci venire la sindrome da Ovetto Kinder, aspettando di vedere quale mostro-sorpresa esca dal disco. Dal Giappone giunge un modello di pilota asessuato, indifferente a quanto di meglio offre il creato. Actarus è intimamente mormone, tutto dovere, fieno da imballare e nostalgia.
Goldrake, il primo ad arrivare dell’armata mecha, non ci ha solo conquistati o addirittura plagiati, ricevendo in cambio un trattamento e un’attenzione non più concessi ad altri. Certo, lui entra dalla televisione, dalle edicole, dai 45 e dai 33 giri, turbando la nostra crescita con la sua violenza, e secondo alcuni opinionisti diventa l’oppio dei pargoli.
Ma Goldrake è molto di più: con Lui (maiuscolo apologetico) abbiamo stretto un patto che dura ancora oggi. Col robottone accettiamo di credere che i missili non finiscano mai, che il carburante serva solo all’utilitaria di papà e che i mostri spaziali rimangano sempre pazienti ad aspettare che il loro avversario entri ed esca dal suo disco.
Soprassediamo al fatto che i “vegani” siano arrivati in forze fin sulla Luna per poi farsi sbudellare un po’ alla volta tra il satellite e la Terra, e crediamo alla necessità di migliaia di chilometri di gallerie sotterranee per raggiungere il luogo di battaglia (pochi sanno dell’esistenza di una rotatoria per non ostacolare l’uscita del Big Shooter).
Ci siamo scordati della forza di gravità, delle leggi della fisica e anche del buon senso. In cambio del patto di credulità, però, Goldrake ci ha dato la magia, portandoci con lui dove le nostre regole non valgono più e conta solo che alla fine i buoni vincano. E i cattivi, prima o poi, la pagano sempre.
Non importa, poi, se il Suo mondo va alla rovescia e il razionale scuote la testa, se dopo anche la più disperata delle lotte ci aspetta un lieto fine.
Salve,”pochi sanno dell’esistenza di una rotatoria per non ostacolare l’uscita del Big Shooter”…ci siamo scordati anche che il Big Shooter lo guidava Miwa e lanciava i componenti a Jeeg… 🙂
Salve Pierpaolo. Alludevo all’intricatissimo dedalo di gallerie sotterranee che partivano dalle tante “basi segrete” sparse in tutto il Giappone. Siccome Jeeg e Goldrake furono trasmesse nello stesso periodo (in Giappone) se la cosca Iamatai e i vegani avessero attaccato insieme, si sarebbero potuti verificare degli ingorghi…