Never-Ending Man: Hayao Miyazaki (Owaranai Hito: Miyazaki Hayao) è un documentario-intervista diretto da Kaku Arakawa incentrato su Hayao Miyazaki dopo l’annuncio del suo ritiro nel settembre 2013. Il film è stato trasmesso sulla rete televisiva NHK il 13 novembre 2016, per poi essere replicato il 3 e 4 giugno su NHK World con il titolo internazionale The Never Ending Man.
Il film si apre con l’annuncio del ritiro di Hayao Miyazaki, regista ed animatore giapponese nonché fondatore dello Studio Ghibli, il quale viene ripreso vuoto e spoglio. Miyazaki è fermamente convinto della sua decisione, dal momento che non si sente più in grado di potersi concentrare sulla creazione di nuove opere data la sua età avanzata (aspetto su cui preme molto per tutta la durata del documentario); rifiuta, inoltre, la presenza di una videocamera, non comprendendone il senso dal momento che ormai non ha più nulla da mostrare: da quel momento disegnerà solo come passatempo.
Con il passare dei mesi, però, Miyazaki si rende conto di non riuscire a stare fermo, e decide quindi di provare a terminare un’opera, un cortometraggio, a cui aveva pensato prima del suo ritiro, intitolata Kemushi no Boro (lett. “Boro il bruco”). Inizia così, per il regista, un periodo di sperimentazione, di accettazione, in cui si approccia a un metodo di animazione più moderno, sempre rifiutato da lui stesso, ma che ora vede come un qualcosa di interessante, ossia quello dell’animazione digitale tramite CGI.
Il documentario mostra lo sviluppo di questo nuovo progetto, ma al tempo stesso evidenzia i pensieri che attanagliano la mente di Miyazaki, pensieri forti e radicati, come l’attesa della morte, l’impotenza della vecchiaia, la severità nei confronti dei suoi collaboratori, ma anche l’attenzione ad ogni minimo dettaglio, la tenerezza dei suoi mondi, la passione e l’amore per il suo lavoro, la sua fragilità e la forza di volontà che prevale su ogni cosa.
Il regista Kaku Arakawa, intervistato, ha raccontato com’è stato riprendere Hayao Miyazaki e il suo entusiasmo per l’animazione in grafica computerizzata.
C’è stato qualcosa di difficile quando ha contattato Hayao Miyazaki per realizzare questo documentario?
Non proprio. Da quando ho intervistato per la prima volta il signor Miyazaki nel 2005, l’ho visto ripetutamente per una serie di interviste ravvicinate nel corso degli anni. Quando è andato in pensione, abbiamo instaurato con lui un rapporto molto stretto, tanto che potevo passare spontaneamente a salutarlo nel suo laboratorio. Perciò non ho avuto alcuna difficoltà a contattarlo per questo film. Detto questo, poiché avevo girato così tanti programmi con lui, emotivamente eravamo diventati un po’ troppo amici e questo ha rappresentato una sfida. Soprattutto dopo la realizzazione di Quando c’era Marnie, lo Studio Ghibli ha sciolto il suo reparto di produzione e la maggior parte dei suoi animatori di fiducia se n’è andata. Immagino che si sia sentito più a suo agio con me che con il nuovo staff di computer grafica che aveva appena iniziato a lavorare con lui.
Che cosa ha scoperto seguendo e filmando Hayao Miyazaki giorno dopo giorno?
Ho scoperto qualcosa ogni giorno mentre filmavo Il signor Miyazaki e questa è stata la mia gioia più grande. È talmente tanto che è impossibile elencare tutto qui. Tuttavia, se devo scegliere un episodio da condividere, è il momento in cui ho ricominciato a riprenderlo per questo film. A quel tempo, il signor Miyazaki si lamentava: “Sono totalmente finito” e si comportava come un anziano pensionato. Tuttavia, quando ha incontrato i giovani animatori di computer grafica, ho potuto immortalarlo mentre riacquistava chiaramente il suo spirito e il suo entusiasmo.
Mi ha fatto pensare che è possibile per le persone ritrovare il proprio vigore a qualsiasi età grazie all’ispirazione. Come prova, all’inizio il signor Miyazaki disegnava con matite molto morbide, come la 6B, per compensare la sua presa indebolita, ma col tempo, quando si è appassionato all’animazione in computer grafica ed è stato assorbito dalla creazione del cortometraggio, ha ripreso a disegnare con matite 2B senza rendersene conto. Credo che questo dimostri quanto la sua forza di disegno fosse tornata. È stato affascinante. Il signor Miyazaki era imbarazzato ad ammetterlo e ha esclamato: “Non è così facile recuperare le forze!”.
Cosa pensava Miyazaki dell’animazione in computer grafica all’inizio?
Miyazaki era molto scettico nei confronti dell’animazione in computer grafica fin dall’inizio. Ha implementato questa tecnologia per la prima volta nel film Principessa Mononoke, poi è riuscito a fonderla perfettamente con l’animazione disegnata a mano ne La città incantata. Ma si è allontanato dalla computer grafica dopo Il castello errante di Howl. Nei film successivi, Ponyo e Si alza il vento, è tornato all’animazione tradizionale disegnata a mano. Ha sempre realizzato animazioni con questa sfida in testa: quanto può disegnare la mano umana?
Poiché è fermamente convinto che “gli anime devono essere disegnati a mano”, non credo che si aspettasse molto dalla tecnologia quando ha incontrato questi giovani animatori di computer grafica. Ciò che lo ha attirato è stato il fatto di aver visto qualcosa nei loro occhi: la loro forte ambizione e il desiderio di realizzare qualcosa di significativo nel loro campo in erba. Mi ha detto: “Mi ricordano il mio vecchio io”.
Ho sentito che lei è stato spesso lì mentre lo Studio Ghibli lavorava a questi film. Può dirmi le sue impressioni sulle dinamiche tra il signor Miyazaki e il suo staff?
Il signor Miyazaki è estremamente stoico. Si spinge a diventare “schiavo del suo film” e, una volta avviata la produzione, esige che sia lui stesso che il suo staff diano il massimo per il film. In effetti, l’ho visto scatenare l’inferno con il suo staff perché non era all’altezza quando la produzione di un lungometraggio raggiunge un punto critico e la pressione inizia a salire. È stato doloroso anche per me, mentre me ne occupavo. Tuttavia, la produzione di Kemushi no Boro è stata diversa da quella dei precedenti lungometraggi con budget da miliardi di yen. Boro era un cortometraggio realizzato per essere proiettato al Museo Ghibli di Mitaka, in Giappone. Ho visto il signor Miyazaki ammonire spesso con calma gli animatori di computer grafica. Il cambiamento potrebbe essere dovuto al fatto di avere dei nipoti o semplicemente all’invecchiamento.
Never-Ending Man: Hayao Miyazaki è disponibile in home video in versione doppiata in italiano sotto etichetta Dynit e in streaming sul servizio di video on demand Amazon Prime Video.