Altro carattere mestruale della galassia mecha firmata Go Nagai, Hiroshi Shiba vorrebbe pensare ai motori e alle corse, senza troppe noie legate al destino dell’umanità o altri affari da demiurghi compulsivi. E invece no.

Nel giro di poche ore il nostro viene travolto da un’auto da corsa, ma rimane illeso (perché lui, lui è Jeeeeg), perde il padre (che non è Jeeg) e apprende dallo spirito telematico del genitore che dovrà trascorrere i prossimi mesi a combattere una masnada di orrendi mostri di pietra spuntati dal sottosuolo.

Hiroshi risponde gonfiando il petto alla chiamata alle armi, ma, in realtà, non accetta il suo destino proprio volentieri. Anzi, nonostante sia un uomo-mecha (definirlo pilota sarebbe riduttivo visto che il nostro è organico al robot) il suo minutaggio passato a piangere supera di gran lunga quello di Georgie e Candy Candy.

Certo, ha perso il padre e, da quando sa di potersi trasformare, anche parecchie moto, ma da un eroe ci si aspetta una condotta “machista” e priva di tentennamenti. Invece il nostro si dimostra impulsivo, collerico, isterico, insomma non è un pezzo di ferro, ma uno di noi. Come tale sbaglia e fa delle vaccate inaudite.

Hiroshi è tra i “fortunati” a partire per la guerra contro un nemico per poi trovarsene un altro, strada facendo, ancora più incazzoso. Ma è anche vero che dalla sua parte ha il più paraculo di tutti i mecha: un robot che puoi distruggere un pezzo per volta, ma che ha sempre componenti di ricambio.

Jeeg non è un robot, ma un’armata di corpi al servizio della sua testa. Lo puoi colpire, crepare, tagliare e sciogliere, ma lui dirà sempre “Miwa, lanciami i componenti” come quando, da bambini, inserivamo le duecento lire nei videogiochi del bar e continuavamo la nostra partita.
Cogliamo l’occasione per ricordarvi che a partire da quest’oggi troverete in edicola il secondo volume della collana Super Robot Collection firmata J-POP, con la seconda parte del manga di Go Nagai e Tatsuya Yasuda dedicato a Jeeg robot d’acciaio.