Il portale di intrattenimento statunitense Inverse ha pubblicato un articolo sottolineando che il recente fallimento dell’adattamento live action di Cowboy Bebop, serie prodotta da Netflix basata sull’anime originale di Sunrise datato 1998, potrebbe rappresentare “un prima e un dopo” nelle decisioni dell’industria dell’intrattenimento di “americanizzare i cartoni animati giapponesi”. Ve ne proponiamo alcuni estratti.
All’inizio di questo mese, Netflix ha annunciato la cancellazione della sua costosa e ambiziosa serie Cowboy Bebop, un adattamento live action dell’influente anime giapponese omonimo. Come ha osservato The Hollywood Reporter, la drastica decisione è stata presa appena tre settimane dopo la premiere della serie, nonostante l’incessante battage pubblicitario che ne aveva preceduto la distribuzione nel catalogo del gigante del video on demand.
Netflix è alla perenne e disperata ricerca di produzioni originali per rafforzare il suo catalogo di contenuti. A differenza delle aziende di streaming che si basano su una libreria esistente, come Paramount+ o WarnerMedia, Netflix è abbastanza flessibile da concedere licenze, adattarsi e acquisire. E poiché è più redditizio adattare una proprietà intellettuale con un pubblico esistente piuttosto che provare qualcosa di nuovo (almeno se si ignorano le scommesse di successo come Stranger Things e The Squid Game), Netflix ha tentato di percorre la strada del successo con Cowboy Bebop, un anime che concentra un’emozionante storia in una serie composta da soli 26 episodi piuttosto che in un’assurda saga di 900 puntate.
I fan degli anime sono stufi degli adattamenti dei produttori di Hollywood, perché per decenni i creatori americani hanno dimostrato una pessima capacità di comprensione dei temi culturali che rendono queste storie speciali. Mentre la maggior parte degli adattamenti hollywoodiani di anime mostrano spesso una laboriosa devozione visiva a queste storie, come nel lungometraggio cinematografico del 2017, Ghost in the Shell, che imitava pedissequamente alcune sequenze del capolavoro anime diretto nel 1995 da Mamoru Oshii, essi rimangono mal adattati a un nuovo medium. Cowboy Bebop è l’esempio migliore e più recente: nonostante gli evidenti sforzi della serie per somigliare alla controparte animata, la realizzazione con attori in carne e ossa non è riuscita a catturare la vivacità, l’energia e il ritmo dell’anime originale. Era come guardare una fotocopia sbiadita.
Anche il casting di Cowboy Bebop ha diviso il pubblico. Nel ruolo principale del cacciatore di taglie Spike Spiegel c’era John Cho, l’attore coreano-americano il cui successo a Hollywood è arrivato a rappresentare qualcosa più grande di lui. Mustafa Shakir, rivelazione nella serie televisiva Luke Cage nei panni del villain Bushmaster, ha interpretato Jet Black, mentre Daniella Pineda ha impersonato Faye Valentine, personaggio che richiedeva grinta e dolcezza.
Nonostante la deludente accoglienza di Cowboy Bebop da parte dei fan, Netflix è ancora interessata agli anime (le riprese dell’adattamento live action di One Piece stanno per cominciare) e non sembra che la carriera di nessun attore coinvolto nella sfortunata produzione sia finita da un giorno all’altro. Certamente non quello di John Cho, che ha più lavori in varie fasi di produzione.
Se c’è un lato negativo dell’era dello streaming, è l’impazienza. Le compagnie di video on demand vogliono che le nuove serie raggiungano il successo de Il Trono di Spade, ma dimenticano che la serie fantasy creata da David Benioff e D. B. Weiss ha impiegato anni per raggiungere una vasta notorietà. Questo non vuol dire che Cowboy Bebop meritasse otto stagioni, ma non è insolito che le serie televisive si ripetano e si modifichino nel tempo. Ma con il bagaglio di adattamenti anime non riusciti e il costoso rischio di una rappresentazione diversificata nel mercato, vale la pena continuare a provare?
L’adattamento live action in dieci episodi di Cowboy Bebop, sceneggiato da Sean Cummings e diretto da Alex Garcia Lopez e Michael Katleman, ha debuttato su Netflix il 19 novembre. L’anime originale è presente dal 20 ottobre nel catalogo mondiale Netflix.
Nonostante una seconda stagione di Cowboy Bebop fosse già in cantiere (stando a quanto dichiarato da Jeff Pinkner, scrittore e produttore esecutivo della serie), la drastica decisione da parte di Netflix è stata presa bilanciando il numero di spettatori e il costo dello show.
Cowboy Bebop è un western spaziale ad alto contenuto d’azione che vede protagonisti tre cacciatori di taglie, alias “cowboy”, in fuga dal loro passato. Radicalmente diversi, Spike Spiegel (John Cho), Jet Black (Mustafa Shakir) e Faye Valentine (Daniella Pineda) formano una squadra agguerrita e sarcastica pronta a combattere i peggiori criminali del sistema solare, se il prezzo è giusto, ma che può solo farsi strada a calci e battute tra le tante risse prima che il passato finisca per fagocitarli tutti.
Poco sotto, un’immagine promozionale del cast in costume di scena: John Cho nel ruolo di Spike, Mustafa Shakir nel ruolo di Jet e Daniella Pineda nel ruolo di Faye.
Fonti consultate: The Hollywood Reporter.