Un uomo scompare senza lasciare traccia. La sua bottega è un labirinto di meccanismi intricati, antichi codici e strumenti d’avanguardia. In un’Italia cinquecentesca trasfigurata da inquietudine e meraviglia, l’allievo del grande Leonardo da Vinci si lancia in una ricerca silenziosa, armato di intelletto e di una lente che vede l’invisibile. Su PlayStation 5, The House of Da Vinci approda con un’eleganza che si riflette nelle sue stanze polverose e nei suoi ingranaggi cigolanti, confermandosi come uno dei puzzle game più raffinati e cerebrali della scena contemporanea.
Un’eredità di enigmi e suggestioni
Sviluppato dallo studio slovacco Blue Brain Games, il titolo attinge a piene mani dall’immaginario de The Room di Fireproof Games, ma ne rielabora le intuizioni con una precisa volontà di contestualizzazione storica e artistica. L’ambientazione rinascimentale non è mero sfondo decorativo: ogni elemento, dal mobilio alle macchine leonardesche, è plasmato con cura filologica. Le ambientazioni sono stanze da esplorare con sguardo clinico, dove ogni dettaglio cela un meccanismo da decifrare, ogni incisione un messaggio criptico da interpretare.
Il fulcro del gameplay è costituito da una lunga sequenza di puzzle ambientali in prima persona, tutti coerentemente incastonati in un sistema di cause ed effetti che rende la progressione stimolante. Grazie a due dispositivi speciali — uno per rivelare messaggi nascosti e uno per scrutare il passato — il giocatore è invitato a ragionare in più dimensioni temporali e sensoriali, decifrando il mondo circostante con ingegno e pazienza.
Ottimizzazione su PS5 e resa sensoriale
L’edizione per PlayStation 5 beneficia di un’ottimizzazione che, pur non rivoluzionando l’impianto tecnico, valorizza la precisione dei controlli tramite il DualSense, particolarmente utile nelle interazioni più minuziose. Il feedback aptico è implementato con sobrietà ma efficacia, accompagnando le rotazioni di leve e l’apertura di compartimenti segreti con leggere vibrazioni capaci di intensificare l’immersione. Il caricamento delle scene è pressoché istantaneo, contribuendo a mantenere la tensione narrativa costante.
Dal punto di vista visivo, il titolo non compete con le produzioni più recenti in termini di complessità poligonale, ma compensa con una direzione artistica ispirata: le texture delle superfici, le rifrazioni di luce sulle lenti e il design dei marchingegni evocano un fascino tangibile, quasi museale. Anche la colonna sonora, discreta ma evocativa, contribuisce a mantenere un tono di sospensione e reverenza, come se si stesse profanando un luogo sacro del pensiero.
Narrativa implicita e ritmo meditativo
La trama è volutamente lasciata sullo sfondo, suggerita attraverso diari, visioni e lettere, più che raccontata in maniera esplicita. Questo approccio narrativo rafforza l’immersione e stimola la curiosità, anche se potrebbe disorientare chi preferisce una progressione narrativa più convenzionale. Non mancano momenti di smarrimento o frustrazione, specie nei puzzle più articolati, ma fanno parte di un’esperienza che esige calma, osservazione e deduzione.
L’atmosfera che ne deriva è quella di una solitudine contemplativa: si è soli in una casa intrisa di genio e mistero, come se ogni oggetto avesse un’anima e ogni ingranaggio un’intenzione. In questo senso, The House of Da Vinci non si limita a proporre rompicapo raffinati, ma invita a una forma di meditazione interattiva, in cui il tempo sembra sospendersi tra intuizione e scoperta.
In sintesi
Un puzzle game di rara eleganza, The House of Da Vinci affascina con la sua ambientazione storica curata, i suoi enigmi ingegnosi e l’atmosfera sospesa tra arte e mistero. L’approdo su PlayStation 5 gli conferisce nuova vita grazie a un’interazione più fluida e sensorialmente coinvolgente. È un’opera consigliata a chi cerca un’esperienza riflessiva, profonda e lontana dalle urgenze dell’azione. Non è un gioco per tutti, ma è certamente un gioco per chi ama pensare.