Esattamente 50 anni fa, il 1º ottobre 1974, La corazzata Yamato fece il suo debutto sulla rivista giapponese Bōken Ō di Akita Shoten, segnando l’inizio di un’epoca. Il manga, scritto e disegnato dal leggendario Leiji Matsumoto, accompagnò la nascita di uno dei franchise più iconici nella storia dell’animazione e della fantascienza giapponese. Questa versione cartacea di Uchū Senkan Yamato, così come è conosciuto in Giappone, non fu solo un’opera autonoma ma un compendio e un riassunto delle prime due serie anime che uscirono in contemporanea, rappresentando una testimonianza dell’immaginario epico e visionario del Maestro Matsumoto.
La pubblicazione del manga si estese fino all’aprile del 1975, con una seconda fase dal luglio 1978 al gennaio 1980. Successivamente, venne raccolto in tre volumi, dando vita a una delle opere più ristampate e rilette dai fan. Questo manga rifletteva a pieno il coinvolgimento di Matsumoto nel progetto de La corazzata Yamato, una delle sue prime collaborazioni significative con la Toei Animation, che diede inizio a una carriera di successi indimenticabili nel campo della fantascienza.
Il ritmo incalzante della prima saga
Il primo volume del manga si concentra sull’arco narrativo di Iskandar, una delle vicende chiave del franchise. In questa sezione, Matsumoto decide di adottare un ritmo incalzante, ricorrendo spesso a ellissi narrative per accelerare il racconto, specialmente durante le scene di battaglia. Nonostante l’approccio sintetico, la narrazione non perde mai di vista i punti cruciali della trama, delineando con precisione gli elementi che avrebbero poi fatto la fortuna dell’opera animata. Le scelte stilistiche di Matsumoto nel manga rivelano una forte visione personale, dove i temi della sopravvivenza, dell’onore e del sacrificio umano si fondono in una narrazione che mescola azione e riflessione.
Il mistero di Capitan Harlock
Una delle peculiarità più interessanti del manga è l’apparizione di una versione primordiale di Capitan Harlock, un personaggio destinato a diventare il simbolo stesso dell’opera di Matsumoto. In questo caso, Harlock si presenta con il volto nascosto da un mantello nero e a bordo di un’astronave molto simile alla Death Shadow. Il personaggio, che avrebbe dovuto apparire anche nell’anime, fu escluso a causa della riduzione degli episodi della serie animata, inizialmente previsti in numero di 39 ma realizzati poi in soli 26. Questa versione embrionale di Harlock resta una gemma nascosta per gli appassionati, un legame che unisce l’universo narrativo di Yamato con quello più vasto delle opere di Matsumoto.
Le saghe incomplete e lo spin-off di Eternal Yura
I volumi successivi del manga, che coprono l’arco narrativo dell’Impero della Cometa, offrono un ritmo più disteso rispetto al primo volume, ma non arrivano a una vera conclusione. Come spesso accade nelle opere cartacee di Matsumoto, l’opera resta sospesa, senza un finale definitivo. Questa caratteristica, sebbene possa lasciare i lettori con un senso di incompiutezza, è emblematica del modo in cui Matsumoto intendeva le sue narrazioni: un continuo viaggio nello spazio e nell’anima umana, dove le storie si intrecciano senza mai chiudersi del tutto.
A completare il quadro, troviamo uno spin-off dedicato a Eternal Yura, un racconto pubblicato nel 1976 e mai trasposto in animazione. Questo episodio rappresenta una delle molteplici esplorazioni narrative dell’universo di Yamato, offrendo una visione più intima e riflessiva rispetto alla grandiosità della saga principale.
L’eredità italiana del manga
La corazzata Yamato arrivò in Italia per la prima volta solo nel 2001, quando Planet Manga pubblicò un’edizione tascabile con lettura all’occidentale, adattata ai gusti del pubblico europeo. Successivamente, nel 2015, fu la casa editrice Goen a proporre una nuova edizione in formato più grande e con lettura alla giapponese, permettendo ai lettori italiani di avvicinarsi al manga nella sua forma originale. Queste edizioni hanno permesso di riscoprire un’opera che, pur non avendo avuto l’impatto dell’anime, ha comunque contribuito alla diffusione dell’immaginario fantascientifico e dello stile unico di Leiji Matsumoto anche nel nostro Paese.
A cinquant’anni dalla sua prima pubblicazione, il manga de La corazzata Yamato resta un’opera fondamentale per comprendere l’evoluzione della fantascienza giapponese e l’importanza del lavoro di Leiji Matsumoto. La sua capacità di mescolare avventura, introspezione e tematiche universali, come la lotta per la sopravvivenza e la ricerca dell’identità, ha lasciato un segno indelebile nella cultura pop. Oggi, la Yamato continua a navigare tra le stelle, trasportando con sé le speranze e i sogni di intere generazioni.
Fonti consultate: Associazione Culturale Leiji Matsumoto.