Ho sempre amato molto Jeeg robot, uomo d’acciaio (Kotetsu Jeeg). Reputo la trama dell’anime una buona storia. Mi piace il fatto che i nemici vogliano invadere proprio il Giappone e non il resto del mondo. Giudico una novità sostanziale il fatto che per una volta (la prima) sia proprio l’uomo (il cyborg) a tramutarsi in macchina da combattimento e non si limiti a pilotarla.
In queste righe vorrei però soffermarmi sul design del robot d’acciaio, così diverso dagli altri mecha di Go Nagai (e non soltanto), per forme e colori. Se Jeeg non fosse il protagonista dell’omonima serie, a un primo e poco attento sguardo, potrebbe essere annoverato tra i “buffi” comprimari comici che spesso accompagnano le gesta dell’eroe principale in questo tipo di anime: penso a Boss Robot o allo stesso Mekadon “guidato” dall’imbranato duo formato da Don e Pancho.
Jeeg ha un buco sulla pancia: già questa caratteristica da sola è in grado di renderlo unico e particolare; non bastasse, le sue gambe somigliano a dei cocomeri giganti e il suo corpo è un’esplosione di colori. Un arcobaleno d’acciaio in lotta contro i Mostri Haniwa. Gli altri robot di Go Nagai, solitamente, hanno un paio di tonalità dominanti: Jeeg ha la testa rossa e verde, gli occhi gialli, il collo azzurro, il suo torace tondeggiante è color zafferano e poi le gambe, quelle enormi angurie calamitate dalle tinte verde cupo con striature dorate.
Rispetto alla “trilogia” di Mazinger, Kotetsu Jeeg è stato senz’altro un grande azzardo, per stile e per caratteristiche del mecha protagonista, a differenza delle altre storie partorite dalla mente del Maestro.
Jeeg non si nasconde più in una base-laboratorio come Mazinga Z, Grande Mazinga o Goldrake, ma è pronto a entrare in azione in qualsiasi istante grazie agli innesti cibernetici di Hiroshi Shiba e ai componenti caricati sul Big Shooter, lanciati dalla bella Miwa con la semplice pressione di un tasto. Proprio l’originale e indissolubile fusione tra elemento umano e robotico è la faccia nascosta della medaglia: se Hiroshi Shiba non si trasforma nella testa di Jeeg, se con il suo potere magnetico non assembla i pezzi, allora l’uomo d’acciaio altro non è che un (quasi) indifeso faccione volante dal naso a patata, alla mercé della perfida Regina Himika.
La Super Robot Collection firmata J-POP, in edicola proprio oggi con il manga di Jeeg, è la giusta occasione per riscoprire le origini del robot “componibile”: la versione cartacea disegnata da Go Nagai e Tatsuya Yasuda differisce da quella animata in alcuni dettagli ma ne approfondisce altri relativi al segreto di Hiroshi e alla misteriosa Campana di Bronzo scoperta dal padre archeologo.