Il whisky giapponese è diventato una bevanda ricercata in tutto il mondo, impressionando gli appassionati di whisky per i quali un marchio regna sovrano: Suntory.
Da quando il personaggio di Bill Murray ha reso popolare la frase “Per i momenti di relax, fai in modo che sia l’ora di Suntory” in Lost in Translation, film del 2003 girato a Tokyo e diretto da Sofia Coppola, le vendite sono salite alle stelle, con l’Hakushu 12 Year e l’Hibiki 17 Year di Suntory completamente esauriti nel 2018.
Ora sembra che un altro attore hollywoodiano abbia un debole per Suntory: Keanu Reeves è infatti il protagonista di una nuova serie in quattro parti su Suntory intitolata The Nature and Spirit of Japan: An exploration of Monozukuri with Keanu Reeves. Girata dal fratello di Sofia Coppola, Roman Coppola, la serie esplora quattro elementi che si combinano per rendere Suntory ciò che è: Mizu (“acqua”), Bi (“bellezza”), Kabuku (“trasformazione”) e Hibiki (“risonanza”).
Il primo episodio, “Mizu”, esplora l’ingrediente principale senza il quale non esisterebbe il whisky Suntory.
L’episodio sopra citato richiama l’attenzione su alcuni punti sottili in relazione al ghiaccio e all’acqua e al loro rapporto con la produzione e il consumo di whisky, ma un punto su cui si sofferma è la lapide posta sul luogo di fondazione dell’azienda a Osaka, che riporta il nome “Kotobukiya” e il nome del fondatore, Shinjiro Torii.
La storia dell’azienda, allusa da questa pietra, è particolarmente affascinante.
Torii entrò nel settore nel 1899 come commerciante di vini, prima che un particolare vino fortificato chiamato “Akadama” (letteralmente “sfera rossa”) prendesse piede, portandolo ad espandere l’attività in una società chiamata “Kotobukiya” nel 1921. La produzione di whisky seguì di lì a poco: nel 1923 Torii fondò la distilleria Yamazaki, la prima distilleria del Giappone, seguita dal debutto del whisky Suntory nel 1929. L’azienda cambiò il suo nome da Kotobukiya a Suntory nel 1963, con la parola “Suntory” che combina la parola “sun”, in riferimento al vino Akadama, il cui significato si traduce in “sole”, e “tory”, la versione occidentalizzata di Torii, il nome di battesimo del fondatore.
Questa serie di video è incentrata sul “monozukuri”, una parola che letteralmente si traduce con “la creazione di cose” ma che viene utilizzata per indicare i prodotti fatti a mano o “l’artigianato”, ed esplora anche diverse tradizioni culturali giapponesi come il washi (carta giapponese), il sumi (inchiostro per calligrafia), l’ikebana (composizione floreale) e il touki (ceramica).
Questi argomenti vengono approfonditi nel secondo episodio, “Bi”.
Sfortunatamente, in questo episodio Reeves commette un errore comune, rimanendo in piedi con i calzini nel genkan dopo essersi tolto le scarpe (i piedi calzati dovrebbero toccare solo l’interno della casa e non l’area esterna dove vanno le scarpe, il che richiede un passaggio diretto dalla scarpa alla casa per evitare di sporcare i calzini), ma è qualcosa che la creatrice di maschere Noh Keiko Udaka probabilmente trascurerà, poiché si concentra sull’imprimere la sua essenza nelle squisite opere che realizza.
Reeves prende anche una strada sbagliata quando crea la sua miscela di whisky con il capo miscelatore di quinta generazione Shinji Fukuyo, ma la sua passione per la bevanda è evidente, e questa passione continua con il terzo capitolo, “Kabuku”.
Questo episodio si concentra sull’elemento di magia che tutti gli artisti e gli artigiani incontrano durante il processo di creazione delle loro opere: quel guizzo d’inchiostro imprevisto che si verifica durante una pennellata, o un sapore di una miscela che sorprende persino il frullatore. Mentre gli artigiani sono in grado di creare prodotti attingendo alla loro essenza individuale e ad anni di esperienza, i materiali stessi hanno una meraviglia intrinseca che prende il volo durante il processo o, nelle parole di Reeves, “trovano la loro voce ed espressione mentre lo spirito si realizza pienamente”.
Il video si conclude con un’osservazione incredibilmente importante che cattura perfettamente l’essenza del monozukuri o artigianato giapponese, la visione della raffinatezza. Reeves cita ciò che ha imparato dal capo miscelatore di Suntory, dicendo: “Dobbiamo pensare alla perfezione, ma dobbiamo sapere che non avremo mai la perfezione”.
È un’etica che si estende a tutti i settori della vita giapponese, dall’artigianato alle arti marziali, all’usanza dell'”omotenashi” nel settore del servizio clienti, fino alle relazioni quotidiane, con il concetto di ichigo ichie (letteralmente “una vita, un incontro”), in cui si cerca di rendere ogni incontro il più memorabile e caro possibile.
Questo approfondimento della mentalità giapponese è un perfetto proseguimento dell’ultimo episodio della serie, “Hibiki”.
In questo episodio finale, tutto si riunisce, unendo ciò che abbiamo imparato sul passato con il presente e discutendo le sue ramificazioni per le persone di oggi. È un argomento profondo che Reeves si diverte ad approfondire, e lo fa esprimendo alcune affermazioni profonde e poetiche sulla vita, lasciando persino Shingo Torii, il Master Blender di terza generazione e nipote del fondatore Shinjiro Torii, interdetto con la sua affermazione che il whisky può fargli venire voglia di “camminare nei boschi e tornare all’acqua”.
Una delle affermazioni più profonde di Reeves, tuttavia, arriva verso la fine, quando dice: “L’arte che ci metti, la performance, la conoscenza, il mestiere, è il meglio dell’essere umano”.
È un sentimento che non potremmo condividere di più e quindi, in questo centesimo anno di celebrazioni Suntory, alziamo una lattina di Hakushu e Yamazaki sia per gli iconici artigiani giapponesi che per i pesi massimi di Hollywood che hanno trascorso del tempo a conoscerli. Speriamo che Reeves e Coppola tornino per altre avventure giapponesi!
Fonti consultate: SoraNews24.