È il 5 ottobre 1975 quando TV Asahi manda in onda il primo episodio di una nuova serie animata di genere “mecha” dalle tematiche classiche ma dalle caratteristiche (in parte) innovative: stiamo parlando di Kotetsu Jeeg, arrivato nel 1979 in Italia con il titolo di Jeeg Robot, uomo d’acciaio.
Go Nagai, già creatore di Mazinga Z, Grande Mazinga e Goldrake, concepisce il primo Super Robot dove il pilota è parte integrante del mech: a differenza di Koji Kabuto, Tetsuya Tsurugi o Duke Fleed, comodamente alloggiati nelle plance di comando all’interno dei loro stessi mecha, Hiroshi Shiba, cyborg “a sua insaputa”, diviene testa e cervello pensante di Jeeg Robot d’acciaio, gigante (ma non troppo) magnetico, commissionato al Maestro dalla leggendaria Takara, bramosa di introdurre sul mercato una nuova linea di giocattoli componibili tramite l’uso di sfere magnetiche, per la felicità dei bambini giapponesi dell’epoca (e la disperazione dei loro genitori).

Nell’aprile del 1975, il concept di Go Nagai si concretizza nel manga Kotetsu Jeeg: una storia (incompleta) illustrata da Tatsuya Yasuda e pubblicata da Kodansha.

Alcuni mesi dopo è la volta della serie TV, prodotta in collaborazione con Toei Animation: 46 episodi dove giovane e irruente Hiroshi Shiba deve difendere il Giappone dalla minaccia dell’antico popolo Yamatai, risvegliatosi (col piede sbagliato) dopo un sonno millenario e governato dalla Regina Himika e dai suoi tre comandanti: Ikima, Amaso e Mimashi.

Grazie ai guanti consegnatigli dal padre in punto di morte, Hiroshi Shiba unendo i pugni può tramutarsi nella testa senziente di Jeeg; completa poi la trasformazione unendosi magneticamente ai componenti lanciati da Miwa Uzuki a bordo del Big Shooter.

Per la prima volta in un’anime di genere “robotico”, assistiamo alla ribellione dell’eroe principale verso la sua condizione di predestinato: Hiroshi Shiba, con il segreto della Campana di Bronzo piantato nel petto, deve accettare l’ineluttabilità del suo destino, prendere coscienza del suo ruolo di unico baluardo a difesa del genere umano e rispedire al mittente la minaccia che “arriva dal passato”, capeggiata da un’isterica Regina prima e da un borioso Imperatore in seguito.
Per la caratterizzazione degli antagonisti di Jeeg Robot d’acciaio, Go Nagai ha attinto a piene mani alla storia e al folklore giapponese del Periodo Yamatai (convenzionalmente un arco temporale che va dal 250 d.C. fino al 710 d.C.), che racchiude al suo interno una fase contrassegnata dal costume funerario delle monumentali tombe a tumulo, conosciuto come Periodo Kofun o “delle tombe antiche”.


Nel nostro Paese la serie animata del robot d’acciaio, giunta nel 1979 sulle emittenti locali, ha goduto di un successo strepitoso, pari forse a quello di UFO Robot Goldrake: merito senza dubbio dell’originalità del design del “mecha multiforme” e dell’ottima caratterizzazione dei personaggi protagonisti (e antagonisti), ma anche della splendida sigla italiana, che utilizza la medesima base di quella giapponese (realizzata da Michiyaki Watanabe) ed è cantata dal compianto Roberto Fogu (in arte Fogus) e dai Fratelli Balestra (coro). Ve la riproponiamo nel video che segue, certi di risvegliare antiche memorie fanciullesche, in realtà mai sopite.