Nonostante sia la quarta economia del mondo e offra ai suoi cittadini alti livelli di salute, sicurezza e una ricca cultura, il Giappone si trova ad affrontare un paradosso: la felicità dei suoi abitanti è in costante calo.
Diverse ricerche, tra cui quelle del professor Kazuma Sato dell’Università Takushoku, mostrano un trend preoccupante: negli ultimi 13 anni, la percentuale di giapponesi che si definiscono felici è diminuita del 13%. Un dato simile emerge anche per i bambini, la cui felicità risulta essere tra le più basse a livello internazionale.
Come mai, in una nazione così prospera, si registra un simile malessere? Le cause sembrano essere diverse e complesse. Tra i fattori principali troviamo:
- La lenta crescita economica post-bolla: il Giappone ha vissuto un periodo di stagnazione economica negli ultimi decenni, con un impatto negativo sul tenore di vita e le aspettative future.
- Il calo demografico: unito all’invecchiamento della popolazione, questo fenomeno pone a dura prova il sistema previdenziale e sanitario, creando incertezza per il futuro.
- L’aumento dei disastri naturali: il Giappone è soggetto a frequenti terremoti e tsunami, che causano danni materiali e psicologici significativi.
- La disuguaglianza di genere: le donne giapponesi continuano a subire discriminazioni in ambito lavorativo e salariale, con un impatto negativo sulla loro realizzazione personale.
- Pressione sociale: la cultura giapponese pone grande enfasi sul conformismo e sul successo professionale, creando un ambiente che può risultare stressante e opprimente per molti.
- Difficoltà relazionali: i giapponesi lamentano spesso difficoltà nel fare nuove amicizie e nel mantenere relazioni stabili, fattore che può influire negativamente sulla loro felicità.
Secondo un sondaggio Ipsos condotto su 2.000 giapponesi di età compresa tra i 16 e i 74 anni, la felicità in Giappone ha mostrato una tendenza al ribasso dal 2011. Nel confronto internazionale, il Giappone si colloca al terzultimo posto tra i 30 Paesi intervistati nel 2024.
Questa tendenza si riflette anche nei bambini e nei giovani. Uno studio dell’UNICEF del 2020 ha dimostrato che la soddisfazione di vita dei bambini giapponesi è la seconda più bassa tra i Paesi esaminati e il loro tasso di suicidi è superiore alla media. Inoltre, i bambini giapponesi hanno difficoltà a farsi degli amici, il che può influire sulla loro felicità.
Un altro studio dell’Ufficio di Gabinetto del Giappone ha rivelato che i giovani giapponesi hanno la più bassa autostima rispetto ai loro coetanei internazionali. Meno della metà di loro si sente soddisfatta di se stessa o riconosce di avere qualità positive.
Nonostante la prosperità economica e la qualità della vita, il Giappone si trova di fronte a un enigma: perché i suoi cittadini si sentono così infelici? La professoressa Yukiko Uchida dell’Università di Kyoto suggerisce che l’“orientamento medio” dei giapponesi può essere un fattore. Questa tendenza a confrontarsi con gli altri e a cercare di essere “alla pari” può limitare la percezione della felicità.
Il Giappone, nonostante i risultati economici e i progressi in vari aspetti della vita quotidiana, deve affrontare una sfida importante in termini di percezione della felicità da parte dei suoi cittadini. È fondamentale promuovere una mentalità che valorizzi maggiormente l’individualità e meno il confronto sociale. In un mondo in cui i social media amplificano i successi altrui, imparare a misurare la felicità su scala personale potrebbe essere la chiave per migliorare il benessere generale in Giappone.
Fonti consultate: Kudasai.