La lotta contro la pirateria di anime e manga ha ripreso vigore. Il gruppo antipirateria giapponese CODA ha rinnovato la sua partnership con la Motion Picture Association of America (MPA) per altri due anni, impegnandosi a continuare i suoi sforzi per scoraggiare i pirati. Secondo un rapporto, la Content Overseas Distribution Association (CODA) ha esteso la sua partnership decennale con la MPA per altri due anni.
Questa alleanza continuerà a vedere i due gruppi lavorare insieme per “sviluppare nuove soluzioni al problema della violazione del copyright online a livello globale e rafforzare le attività congiunte per la sua protezione”. Il CODA riferisce che dalla prima firma dell’accordo nel 2014, e nei cinque successivi rinnovi, ha ottenuto “grandi risultati, tra cui l’attuazione di numerose misure anti-pirateria in Asia-Pacifico e non solo, con decine di migliaia di operazioni”.
Secondo il sito ufficiale, in collaborazione con l’MPA e le forze dell’ordine locali in paesi come Cina, Hong Kong e Taiwan, hanno perseguito più di 17.000 casi, sequestrando 6.992.467 unità di archiviazione e 16.159 file di dati, con 3.812 arresti. Il rapporto sottolinea che, dato che le vendite della Disney sono 16 volte superiori a quelle dei principali membri del CODA come Toei, TOHO, Shochiku e KADOKAWA messi insieme, la collaborazione dell’MPA diventa indispensabile.
L’elenco completo dei membri del CODA comprende nomi familiari agli appassionati di anime/manga, come Aniplex, Sony Music Entertainment (Japan) Inc, Kodansha, Shueisha, Toei Animation, Bandai Co, Ltd, tra gli altri. Tra i membri dell’MPA figurano i principali studios di Hollywood come Netflix, Disney, Paramount, Sony Pictures, Universal e Warner Bros.
I recenti sforzi del CODA, dell’MPA e delle forze dell’ordine cinesi hanno avuto un successo senza precedenti, con la prima condanna in Giappone di un operatore straniero di un sito di pirateria di anime. Il rinnovo del CODA e dell’MPA è particolarmente importante se si considera che, secondo l’Anime Industry Report 2023, quasi la metà dei ricavi generati dall’industria giapponese degli anime proviene dall’estero.
Inoltre, le statistiche del MUSO rivelano che otto delle dieci serie televisive più piratate al mondo sono anime, tra cui titoli come Jujutsu Kaisen, My Hero Academia e Vinland Saga. La lotta alla violazione del copyright rimane una sfida, con il CODA che sottolinea quanto sia facile eludere il rilevamento. Lo si è visto il mese scorso, quando il più grande sito di pirateria di anime al mondo è stato chiuso, presumibilmente a causa di un’ordinanza del tribunale indiano, prima di passare rapidamente a un nuovo sito.
La diffusione dei siti torrent e dei metodi di distribuzione della pirateria fa sì che, una volta che qualcosa è trapelato, diventi impossibile da sopprimere, come si è visto con i leak di diversi anime di Crunchyroll della Primavera-2024 (marzo-giugno). In alcune regioni, i fan hanno difficoltà ad accedere legalmente a determinate serie a causa di restrizioni sulle licenze o di licenze scadute nella regione. Questo apre un dibattito sulla validità della pirateria, ma tutto crolla per i sostenitori quando si sottolinea che “l’anime non è una necessità di base”.
Fonti consultate: Kudasaia.