In una recente intervista, il regista di anime Makoto Shinkai (foto) racconta come è arrivato a intraprendere la carriera di regista di film d’animazione e cosa lo spinge a rimanere fedele a questo genere anche se non era quello a cui aspirava inizialmente. Inoltre, condivide la sua visione del modo in cui il suo approccio al cinema è cambiato nel corso degli anni.
Nel corso della sua ventennale carriera nella creazione e nella regia di film d’animazione, Makoto Shinkai è salito costantemente alla ribalta mondiale, diventando uno dei leader dell’industria degli anime con titoli come Il giardino delle parole (The Garden of Words), Your Name. e il più recente Suzume, uscito nel 2022.
Secondo un articolo di Denfaminicogamer, le radici di Shinkai sono in realtà nell’industria dei videogiochi. Dal 1996 al 2001 ha lavorato per lo sviluppatore di videogiochi giapponese Nihon Falcom, dove ha creato clip di apertura per giochi come The Legend of Heroes e Ys. Il malinconico incipit di Ys II è un chiaro segnale delle sue future tendenze come regista. Ma come è diventato quello che è oggi?
In un’intervista rilasciata ad AnimeAnime.jp il 12 ottobre, Shinkai ha raccontato come ha iniziato a lavorare con l’animazione, commentando: “Inizialmente non avevo intenzione di diventare un regista di animazione, sapevo solo di voler creare qualcosa di ‘cinematografico’ e ho scelto l’animazione perché è un metodo che ti permette di creare film da solo, semplicemente disegnando. È così che è nato il mio primo titolo, La voce delle stelle (Voices of a Distant Star) (2002)”. A quanto pare, l’animazione sembra essere stata inizialmente il modo più semplice per Shinkai di trasformare in film ciò che aveva in testa.
Ma come si sono sviluppate le cose da lì? Shinkai spiega: “Tuttavia, ho continuato a creare animazione per 20 anni, il che mi ha fatto conoscere nel mondo come ‘una persona che fa anime’, quindi in un certo senso sento che il mondo e il mio pubblico sono ciò che mi ha fatto diventare un regista di animazione”.
L’autore continua a riflettere su questo punto, condividendo la sua opinione che le persone non diventano ciò che sono solo grazie alle loro decisioni, ma che anche il modo in cui vengono percepite dagli altri e le aspettative riposte su di loro le trasformano in ciò che sono. Shinkai afferma che negli ultimi 20 anni l’utilizzo dell’animazione come mezzo di comunicazione è diventato un dato di fatto, la premessa di base del suo lavoro, e che a questo punto non può immaginare di cambiare carriera o di perseguire altri mezzi.
Oltre alla percezione che il pubblico ha di Shinkai, che ha influenzato la sua decisione di dedicarsi alla regia di anime, sembra che il pubblico abbia influenzato direttamente anche il contenuto delle sue opere. In risposta alla domanda sulle “cose non negoziabili” nelle sue creazioni, Shinkai risponde: “Fino ai miei trent’anni, ero solito pensare che avrei dovuto creare in base a ciò che desideravo veramente dal profondo del mio cuore e in base a ciò che mi commuoveva profondamente. Ma di recente, piuttosto che perseguire ideali non negoziabili, trovo che sia mio dovere cercare un punto di incontro tra ciò che il pubblico vuole vedere al giorno d’oggi e ciò che sono in grado di creare. Per questo motivo, ogni volta che intraprendo un nuovo progetto, modifico le mie condizioni poco a poco”.
Nella stessa ottica di essere consapevoli di ciò che il pubblico vuole vedere quando si crea una nuova opera, Shinkai parla anche di incorporare “ganci” che attraggano il pubblico e suscitino curiosità e interesse verso l’opera. Egli afferma che, poiché durante la visione di un film le persone cercano sempre inconsciamente di indovinare cose come l’aspetto di un personaggio e cosa succederà dopo, è importante continuare a sfidare queste aspettative poco a poco, mantenendo il pubblico sorpreso.
Per quanto riguarda i suoi progetti futuri, Shinkai rivela che il suo prossimo obiettivo è quello di creare qualcosa che “cambierà il suo pubblico di riferimento”, nel senso che vuole realizzare un film d’animazione che piaccia anche a coloro “che non guardano o addirittura odiano gli anime”, raggiungendo un pubblico più ampio e più lontano di quello dei film fino ad ora.
Nel lavoro creativo, spesso si sottolinea la necessità di seguire la propria visione e i propri ideali, ma Makoto Shinkai offre una visione unica di come la percezione degli altri abbia contribuito alla sua formazione come artista.
Fonti consultate: Automaton.