Dopo aver rivoluzionato il manga comico, aver creato il genere delle supereroine trasformabili ed essere divenuto il re dell’horror, Nagai dà vita a un nuovo genere: quello dei robot giganti, il cui capostipite diventa “Mazinger Z”. Trasposto in una serie animata, registra regolarmente oltre il 30% dell’audience (un cartone animato oggi supera di rado il 15%) e dà il via a un infinito numero di sequel e imitazioni.
I primi sequel vengono direttamente da Nagai: a “Mazinger Z” seguono “Il Grande Mazinger” e “UFO Robot Grendizer” (da noi “Goldrake”); rivoluzionando il concetto crea poi “Getter Robot” e “Getter Robot G”, i primi robot modulari che fanno la felicità dei produttori di giocattoli; quindi “Jeeg Robot”, robot componibile che resta tutt’ora il più grande successo commerciale di tutti i tempi in termini di vendita di modellini (i famosi robot dalle giunture magnetiche giunti poi anche in Italia col nome di Micronauti).
Nel frattempo Nagai continua a mietere successi sulle riviste di manga: “Kekko Kamen”, una supereroina comica che fa il verso a Superman unendo elementi presi da “Cutie Honey” e “Scuola senza pudore”; “Shutendoji”, revisione horror di un antico mito giapponese; e soprattutto “Violence Jack”, lunghissima saga nella quale Nagai condensa tutto il suo pensiero.
Gli anni ’80 sono un periodo di passaggio: depresso da un mercato che fiorisce attorno a imitazioni dei suoi personaggi e dei generi che egli ha creato, si concentra nella continuazione di “Violence Jack”, apocalittica visione di un mondo del futuro dove la rabbia degli elementi porta a scoperto tutte le pulsioni umane represse dal convivere sociale.
Anche questa serie finisce per dar vita a un nuovo genere, quello dei manga postapocalittici, e Nagai diventa sempre più insofferente nei confronti delle politiche strettamente commerciali delle case editrici. Accortisi del potenziale economico dei manga proprio grazie ai successi di Nagai degli anni ’70, gli editori cominciano infatti a disdegnare i grandi autori del genere, preferendo “allevare” giovani dilettanti legati da convenienti contratti in esclusiva. I manga, da prodotto del genio di un autore, si trasformano sempre più nel frutto di accordi tra produttori di giocattoli, studi di animazione e reti televisive, che analizzano gli elementi dei successi di Nagai e li clonano all’infinito, trasformando gli autori in ligi esecutori del loro volere.
L’attenzione di Nagai si allontana dal manga: si sposa (con una presentatrice televisiva), viaggia, dirige film dal vivo, disegna fumetti per editori americani, crea una fortunata serie televisiva a pupazzi (“X Bomber”, nota anche in Italia), diventa attore e disegnatore di costumi per lottatori di catch, sua vecchia passione. Nel frattempo nel manga dominano temi che non lo interessano: il minimalismo e i racconti di una quotidianità che ha ben poco di eroistico, infarciti di storie di lacrime e amori. Nelle sue rare opere a fumetti di questo periodo preferisce concentrarsi su racconti avventurosi per l’infanzia, con l’eccezione di “Susanoo”, sofferta saga che affronta il tema dei poteri paranormali.
Negli anni ’90 la crisi economica che colpisce il Giappone fa migrare l’interesse del pubblico dai feuilletons irrimediabilmente ottimisti ai temi più sanguigni e crudamente realistici amati da Nagai: “Devilman”, “Mazinger” e “Cutie Honey” conoscono un revival impressionante, che fa poi da volano per un ritorno di molti dei personaggi dei manga degli anni ’70.
Nagai riprende in mano il personaggio di “Devilman” per creare “DevilLady”: nelle intenzioni dell’editore deve essere una versione femminile dell’eroe nagaiano destinata ad affascinare un pubblico maschile maturo con la sua carica erotica. Ma Nagai, insofferente verso il nuovo sistema dell’editoria nipponica che mette al centro del processo creativo non l’autore ma il redattore, finge di raccogliere l’appello solo per tramutare a poco a poco l’opera in un nuovo grande classico dove i temi tornano ad essere quelli che più ama: il rapporto Bene-Male e la dualità intrinseca in ogni essere umano. Il pubblico gli dà ragione: “DevilLady” diventa un successo di massa e continua per ben diciassette volumi.
L’immenso riscontro di pubblico fa sì che l’editore Comics/Kodansha gli dia il via libera per un’opera che da sempre ha voluto disegnare: una versione a fumetti della “Divina Commedia” dantesca, ispirata alle tavole di Gustave Doré che ha visto da bambino in un libro comprato dai suoi fratelli.
Il ventunesimo secolo rappresenta un’altra occasione per tornare a uno dei suoi temi favoriti: la rappresentazione storica del Giappone medievale, i personaggi, le battaglie, gli inganni, le strategie; le mille sfaccettature che assume l’animo umano quando si trova di fronte a una scelta di vita o di morte. Fedele a questo tema, riprende anche la saga di “Violence Jack” con nuovi episodi.
Negli ultimi anni, il mangaka giapponese ha dato vita a numerosi spin-off, sequel e reboot delle sue opere più popolari: da Devilman tai Getter Robot (2010) a Devilman G (2012), passando per Geki-man! (2010) e non dimenticando anime quali Robot Girl Z (2014) e Mazinger Edition Z: The Impact! (2009).
Il 2007 rappresenta il quarantennale della sua carriera di fumettista professionista e Nagai lo festeggia incontrando dopo ben quindici anni i suoi innumerevoli fans italiani. Un evento destinato a ripetersi anche quest’anno nel corso dell’imminente edizione primaverile del Romics, festival del fumetto e dell’animazione.
