L’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone ha emanato una risoluzione con potenziali ripercussioni significative sul mondo dell’arte digitale e dell’intelligenza artificiale (IA). La risoluzione stabilisce che l’utilizzo di IA per la generazione di illustrazioni viola i diritti d’autore se il processo si basa sulla riproduzione di stili specifici di singoli artisti.
La risoluzione si fonda sull’interpretazione della Legge sui Diritti d’Autore giapponese, che tutela le “espressioni creative” e non le “idee”. Sebbene lo “stile” artistico possa essere considerato un’idea, la sua riproduzione tramite IA non costituisce una violazione del diritto d’autore a meno che il processo di apprendimento dell’IA non si concentri su un singolo creatore.
Secondo l’Agenzia, un insieme di opere protette da diritto d’autore realizzate da un singolo individuo può essere considerato uno “stile” in sé. Poiché tali opere condividono dettagli particolari e rappresentano un’unica “espressione creativa”, sono tutelate dalla legge.
L’utilizzo di IA per apprendere e riprodurre questo tipo di illustrazioni allo scopo di creare opere simili è considerato una violazione dei diritti d’autore. In particolare, se il prodotto finale generato dall’IA riflette direttamente l’espressione creativa di un autore specifico, si configura una violazione.
Questa risoluzione pone sfide significative per la comunità di artisti digitali e sviluppatori di IA, che dovranno rivedere le loro pratiche per conformarsi alle normative. Inoltre, è probabile che stimoli un dibattito sui limiti della proprietà intellettuale nell’era digitale e sul ruolo dell’IA nella creazione artistica.
La risoluzione ha suscitato un’ampia gamma di commenti online, con opinioni contrastanti sul suo impatto e sulle sue implicazioni etiche e legali:
- “Con questo ci saranno presto molte cause legali”.
- “A me sta bene, ma è un po’ una seccatura per chi disegna a mano e vuole assomigliare allo stile di qualcun altro.
- “Penso che il problema non si porrebbe se queste persone non cercassero di monetizzare l’arte che rubano”.
- “Ma con questo tipo di logica, sarebbe strano se non si applicasse anche ai disegni fatti a mano, no?”.
- “Naturalmente la parte che fa causa deve dimostrarlo, quindi sarà difficile se non è palese. Alla fine si tratta di vedere se il risultato finale è simile”.
- “Imparare qualcosa che è unico per quella particolare persona è inutile, è quasi come se non avesse più senso”.
- “Mi piacevano i disegni dell’IA che assomigliavano ai disegni ufficiali dell’anime, ma non sarà più possibile?”.
- “Non sono sicuro che sia una buona idea o meno: come si fa a riconoscere se si è imparato da One Piece o da Fairy Tail?”.
- “Io sono a favore dell’IA, ma su questo è vero. Spero solo che nessuno fraintenda e inizi a dire che AI = CATTIVO”.
- “Eh? E i miliardi di violazioni?”.
- “È vero, no? Il punto è che è molto facile fare copie pirata che sembrano diverse”.
- “L’IA sarà regolata dal potere piuttosto che da questioni etiche e legali. È piuttosto grave.
La risoluzione giapponese rappresenta un passo avanti importante nel definire i confini tra AI e proprietà intellettuale nel campo dell’arte digitale. Tuttavia, la sua applicazione e le sue implicazioni a lungo termine necessitano di una valutazione più approfondita e di un dialogo aperto tra le parti interessate.
Fonti consultate: Kudasai. Immagine di anteprima: Pierrick Chevallier.