L’intelligenza artificiale sta già modificando in profondità i processi produttivi dell’industria cinematografica. Lo rivela una recente inchiesta pubblicata da Vulture, testata d’intrattenimento legata al New York Magazine, che ha raccolto testimonianze e dichiarazioni di addetti ai lavori, con particolare attenzione a Hollywood. Tra le voci più significative figura quella di Michael Burns, vicepresidente di Lionsgate, storico studio dietro franchise di successo come The Hunger Games, John Wick e The Twilight Saga.
Burns ha dichiarato che, grazie alla collaborazione con l’azienda specializzata Runway, è ora possibile ridurre drasticamente tempi e costi di realizzazione di un film. “Non possiamo farlo per 100 milioni, ma possiamo farlo per 50 milioni grazie all’IA”, ha affermato. In alcuni casi, persino la riproposizione di un franchise in una nuova veste diventa un’operazione fulminea: “Ora possiamo dire ‘rifallo in versione anime, fallo PG-13’. Tre ore dopo ho il film”.
Un esempio concreto riguarda una sequenza non ancora approvata, ambientata tra le montagne innevate e popolata da migliaia di comparse e cavalli. Mentre un tempo avrebbe richiesto giorni di riprese e un budget multimilionario, oggi può essere realizzata per circa 10.000 dollari con l’ausilio dell’IA.
L’adozione di questi strumenti sta però sollevando interrogativi sul futuro delle figure professionali tradizionali. Gli storyboard artist, in particolare, sembrano i più colpiti: un dirigente anonimo ha spiegato che un regista può generare in pochi minuti dozzine di versioni dello storyboard a partire dalla sceneggiatura. Tuttavia, la stessa fonte ha sottolineato che chi saprà adattarsi, imparando a usare in modo creativo i prompt dell’IA, potrà ritagliarsi nuovi spazi professionali.
Anche altri ruoli sembrano coinvolti in una trasformazione silenziosa. Dopo lo sciopero del sindacato SAG-AFTRA nel 2023, le grandi major si sono impegnate a comunicare ogni sei mesi l’utilizzo dell’IA nei progetti in corso. Eppure, secondo quanto riportato da Vulture, è diffuso il ricorso a pratiche “sotterranee”, come l’affidamento a illustratori per il ritocco di immagini generate da IA, una forma di “lavaggio creativo” per nascondere l’origine automatizzata dei contenuti.
Nel campo degli effetti visivi, la qualità resta una questione controversa. Un artista VFX ha raccontato di ricorrere all’IA per generare elementi secondari come fumo o scintille, consapevole che il risultato è inferiore rispetto a software professionali come Houdini o Maya. “La qualità si perde, ma solo chi la sa riconoscere se ne accorge, come nel caso del vino pregiato”, ha dichiarato.
L’inchiesta offre così uno spaccato di un’industria già in piena trasformazione, in cui l’intelligenza artificiale non è più una prospettiva futura, ma una realtà già integrata — talvolta dichiaratamente, più spesso nell’ombra.
Fonti consultate: Anime News Network.