Takahashi Meijin, veterano dell’industria dei videogiochi, ha recentemente evidenziato gli effetti dannosi del linguaggio forte utilizzato negli esport (sport elettronici) e nei giochi online, soprattutto sui bambini.
Takahashi (foto) era un dirigente dell’ormai defunta Hudson Soft, società giapponese di sviluppo di videogiochi, nota per aver realizzato la serie Bomberman e i giochi Mario Party. Toshiyuki Takahashi ha ricevuto il soprannome di Meijin quando ha insegnato strategia di gioco in un torneo nazionale organizzato da Hudson nel 1985. Meijin (Maestro) è spesso usato per indicare giocatori eccezionali di scacchi e Go. Il nome gli è rimasto, anche se ricorda che i bambini presenti all’evento lo rimproveravano ogni volta che commetteva un errore di gioco.
In un’intervista condotta da TBS Radio e Yahoo News, Takahashi ha espresso il suo sostegno a coloro che intraprendono una carriera nel mondo dei videogiochi. Ha aggiunto che vorrebbe che fossero un esempio per i bambini. “Gli streamer possono pensare che i loro fan siano della stessa generazione, ma con la diffusione degli smartphone al giorno d’oggi, è possibile che anche bambini piccoli come quelli dell’asilo stiano guardando, quindi vorrei che gli streamer fossero consapevoli di questo”. Aggiunge che gli streamer dovrebbero riflettere sul tipo di linguaggio che usano quando giocano. Facendo un esempio in lingua giapponese, cita il fatto che la persona responsabile della sconfitta della squadra nel gioco online viene colloquialmente definita “criminale di guerra”. Takahashi afferma che questo tipo di linguaggio potrebbe avere un impatto negativo sui bambini, non perché i bambini di oggi siano facilmente influenzabili, ma perché i bambini in generale tendono a imitare le cose che trovano divertenti.

Bomberman è una delle serie per cui Hudson Soft era famosa: qui è mostrata la versione arcade del 1991.
Facendo un esempio della sua infanzia, racconta che era solito guardare il gruppo comico The Drifters e copiare i loro scherzi. Alcuni utenti giapponesi di X si sono detti d’accordo con la sua opinione, affermando che il gergo dei giochi online come “criminale di guerra” e “brain dead” è problematico, soprattutto se usato al di fuori di questo contesto.
戦犯、人権、脳死などなど
特定コミュニティで当たり前に使われるスラングがお外に出ると本来の意味で評価されて問題発言となるeスポーツによくある話 https://t.co/zt0L96PGvx— もぐも (@akarishihou) 23 dicembre 2023
Per quanto riguarda gli aspetti che l’industria dei videogiochi dovrebbe tenere presenti, Takahashi ritiene che gli sviluppatori dovrebbero evitare rappresentazioni realistiche della violenza nei giochi a cui i bambini potrebbero giocare. In particolare, esprime preoccupazione per i bambini che giocano a giochi FPS in cui si spara a personaggi umani dall’aspetto realistico. Si chiede se sia necessario che i giochi presentino nemici umani così realistici.
Takahashi cita giochi che presentano creature immaginarie come i Pokémon e la serie Earth Defense Force (un FPS in cui si combatte contro i mostri per salvare il mondo). Cita la serie di giochi di vernice Splatoon come esempio di sparatutto meno violento, perché l’obiettivo è vincere la partita invece di uccidere l’avversario. “Se (più) giochi fossero realizzati in questo modo, credo che il mondo sarebbe un posto più pacifico”, aggiunge.
Nell’intervista video, Takahashi ha anche parlato di come i giochi possano facilitare la comunicazione, soprattutto tra generazioni diverse. Ha ricordato una vecchia notizia su una donna di 80 anni che giocava ogni giorno con i giochi Hudson Soft. Il nipote se ne accorse e iniziò a giocare, mentre la nonna dava consigli sul gameplay.
L’esposizione dei bambini alla violenza grafica e al linguaggio forte nei videogiochi è un argomento controverso da decenni. I commenti di Takahashi riflettono le più recenti preoccupazioni per la grafica ultra-realistica e per il linguaggio usato dagli streamer e dai pro-gamer.
Fonti consultate: Automaton.