Il 30 agosto (JST) è stata annunciata la sentenza di un processo per determinare se l’ordinanza sul gioco d’azzardo emanata dalla prefettura giapponese di Kagawa sia incostituzionale, come riporta KSB (Setonaikai Broadcasting). La richiesta di risarcimento del ricorrente è stata respinta, mentre è stata accettata l’affermazione della prefettura secondo cui l’ordinanza non è incostituzionale.
Nel 2020, la prefettura di Kagawa ha emanato un’ordinanza che limitava il tempo in cui i videogiochi potevano essere giocati dai minori di 18 anni. Nella convinzione che un tempo eccessivo trascorso a giocare possa portare a una diminuzione delle capacità accademiche o delle prestazioni fisiche, l’ordinanza è stata concepita come un modo per combattere la dipendenza dal gioco.
L’ordinanza prevede che i genitori e i tutori limitino il tempo di gioco dei loro figli a non più di un’ora nei giorni feriali e a non più di un’ora e trenta minuti nei giorni non scolastici. Inoltre, stabilisce che gli smartphone non devono essere utilizzati dopo le 21 per i bambini che non hanno completato la scuola dell’obbligo e dopo le 22 per gli altri bambini.
Uno dei querelanti era uno studente delle scuole superiori al momento della presentazione della causa e il denaro per la causa è stato raccolto tramite crowdfunding. Il querelante ha sostenuto che l’ordinanza sul gioco d’azzardo violava i diritti umani fondamentali, tra cui l’articolo 13 della Costituzione (diritto alla vita, alla libertà e al perseguimento della felicità) e ha chiesto 1,6 milioni di yen (circa 11.500 dollari) di danni. Nel frattempo, la prefettura di Kagawa, convenuta nella causa, ha sostenuto che l’ordinanza chiede solo ai residenti di fare uno sforzo sincero (non sono previste sanzioni per chi infrange le regole stabilite dall’ordinanza) e non è incostituzionale.
All’inizio di quest’anno, in aprile, il querelante aveva cercato di ritirare la causa. Secondo Asashi Shimbun, i querelanti non si erano fatti sentire dall’inizio dell’anno e l’avvocato che li rappresentava si era ritirato dal caso a marzo. La prefettura si è rifiutata di accettare il ritiro della causa, il che ha portato al processo.
La Corte distrettuale di Takamatsu ha stabilito che l’ordinanza non viola la Costituzione. Per quanto riguarda la base su cui è stata creata l’ordinanza – un altro punto controverso – ha stabilito che, sebbene non esistano risultati scientifici consolidati in questo campo, non si può negare la possibilità che il tempo eccessivo trascorso a giocare o a navigare su internet possa portare a impedimenti o effetti dannosi sulla vita sociale. Di conseguenza, l’ordinanza non può essere considerata una misura legislativa inappropriata. Il tribunale ha anche spiegato che l’ordinanza rappresenta un dovere di fare uno sforzo e non è qualcosa che può imporre restrizioni specifiche ai diritti di una persona.
Articolo originale: Automaton. Fotografia nell’articolo: Jeazael Melgoza. Immagine di anteprima: Sei.