La porta si chiude con un tonfo sordo. Il tempo scorre implacabile mentre intorno a te, tra scaffali polverosi e strani marchingegni, tutto sembra voler raccontare una storia nascosta. Il Professor Cheshire non si fa vedere, ma la sua presenza aleggia nell’aria come un’ombra inquietante. Enigmi disseminati in ogni angolo della stanza attendono di essere risolti, mentre il confine tra scienza e follia si fa sempre più sottile. Benvenuto in Mad Experiments: Escape Room, un viaggio nella mente di uno scienziato ossessionato dal proprio esperimento… e forse, dalla sua stessa sanità mentale.
L’arte della fuga su console e PC
Il genere escape room ha conosciuto un’espansione notevole nel panorama videoludico, trasformando una delle esperienze ludiche più coinvolgenti del mondo reale in un viaggio interattivo, accessibile comodamente da casa. PlayTogether Studio ha cercato di ricreare questa formula con Mad Experiments: Escape Room e il suo seguito Mad Experiments 2: Escape Room, disponibili su PlayStation 4, Nintendo Switch, Xbox Series X|S e PC. Con una narrazione che intreccia il fascino dell’enigma alla tensione di un esperimento scientifico fuori controllo, i due titoli propongono una serie di scenari suggestivi, in cui il giocatore, solo o in compagnia, è chiamato a risolvere intricati rompicapi per fuggire dalle stanze e svelare i segreti del Professor Cheshire.
Se da un lato l’atmosfera e il comparto artistico risultano indubbiamente affascinanti, dall’altro la progettazione degli enigmi e alcune scelte di gameplay mostrano limiti che incidono sull’esperienza complessiva. L’ambizione di creare un’evoluzione narrativa tra il primo e il secondo capitolo è evidente, ma non sempre accompagnata da una realizzazione all’altezza.
Un viaggio nella mente tra ambientazioni curate ed enigmi altalenanti
Nel primo capitolo, Mad Experiments: Escape Room, il giocatore si ritrova catapultato in un universo intriso di mistero, esplorando stanze che si rifanno alla tradizione delle escape room, con un’estetica ispirata al periodo vittoriano. La narrazione si sviluppa attraverso tre scenari distinti: il laboratorio della villa, la mente frammentata del protagonista e l’infanzia tormentata di Hildegarde, assistente del Professor Cheshire. Il comparto visivo è senza dubbio uno degli elementi di maggior pregio del gioco: le stanze sono ricche di dettagli, la gestione dell’illuminazione contribuisce a creare un’atmosfera avvolgente e l’interazione con gli oggetti ambientali si rivela soddisfacente. Tuttavia, il punto critico risiede proprio nel cuore dell’esperienza, ossia nella qualità degli enigmi. Questi, pur rispettando i canoni del genere, risultano in alcuni casi eccessivamente semplicistici, mentre in altri sembrano basarsi su una logica poco intuitiva, portando il giocatore a procedere per tentativi piuttosto che attraverso un ragionamento strutturato.
La modalità multiplayer, che permette di affrontare l’esperienza con un massimo di sei giocatori, aggiunge un elemento di collaborazione, ma si rivela spesso superflua: la maggior parte degli enigmi può essere risolta individualmente, riducendo il senso di interazione tra i partecipanti. Sul fronte audio, il titolo si difende con una colonna sonora che enfatizza il senso di tensione e scoperta, supportata da un doppiaggio efficace che contribuisce all’immersione nella storia.
Un sequel che espande, ma non rivoluziona
Mad Experiments 2: Escape Room cerca di espandere l’universo narrativo del primo capitolo, introducendo quattro nuove ambientazioni che approfondiscono la psicologia del Professor Cheshire e il suo disperato tentativo di salvare la figlia Hildegarde. Tra le nuove stanze spiccano la biblioteca, la serra e un vagone ferroviario trasformato in distilleria di veleni, scenari che aggiungono varietà all’esperienza e spunti intriganti sul piano narrativo.
Sul fronte tecnico, il sequel mantiene la stessa direzione artistica del predecessore, con ambienti dettagliati e una convincente gestione degli effetti di luce. Tuttavia, anche qui emergono problemi già riscontrati nel primo capitolo: la qualità degli enigmi è discontinua, con alcuni puzzle ben realizzati e altri che appaiono più frustranti che stimolanti. Il sistema di suggerimenti, seppur presente, non sempre riesce a guidare il giocatore in modo efficace, portando a momenti di stallo che possono compromettere il ritmo dell’esperienza. Inoltre, non mancano alcune imperfezioni tecniche, tra cui glitch grafici e oggetti che occasionalmente non rispondono correttamente alle interazioni.
Un aspetto positivo è la presenza della modalità Relax, che consente di eliminare il limite di tempo per affrontare gli enigmi con maggiore tranquillità. Questa opzione è senza dubbio gradita, ma non risolve del tutto le problematiche legate alla progettazione delle sfide, che talvolta sembrano più basate sulla perseveranza che sulla logica.
Conclusioni: un’esperienza suggestiva ma imperfetta
Mad Experiments: Escape Room e il suo seguito offrono un’interessante trasposizione digitale del concetto di escape room, arricchita da una narrazione affascinante e un comparto visivo curato. Tuttavia, il potenziale viene in parte compromesso da enigmi non sempre ispirati, un’integrazione del multiplayer poco incisiva e alcune imperfezioni tecniche che incidono sulla fluidità dell’esperienza.
Il primo titolo risulta nel complesso più solido, seppur privo di guizzi particolarmente innovativi, mentre il secondo cerca di ampliare l’universo narrativo con nuove ambientazioni e tematiche più ambiziose, senza però riuscire a risolvere i difetti strutturali del predecessore. Per gli amanti del genere, si tratta comunque di un’esperienza meritevole, soprattutto se affrontata con amici, ma che avrebbe beneficiato di un maggiore affinamento del gameplay.
Un aspetto da non sottovalutare è l’assenza della localizzazione in italiano per entrambi i titoli, una scelta che potrebbe scoraggiare alcuni giocatori, specialmente considerando la presenza di testi che hanno un certo peso nella comprensione degli enigmi e della narrazione.
