Nico sapeva di non essere un eroe. Non aveva l’aspetto, né il carisma, né tantomeno la prontezza di riflessi richiesta ai protagonisti delle storie d’azione. Ma quel giorno, tra gli alambicchi fumanti del laboratorio del Dr. Expo Zicion, con il leggendario Jack in ferie tropicali e Ririland sull’orlo del disastro, Nico afferrò lo Statephone e decise di agire. Nessuno si aspettava che l’assistente sarebbe stato in grado di fronteggiare un’intera insurrezione di scagnozzi decisi a liberare il malvagio Dr. Voo Doom. Eppure, armato di un dispositivo capace di salvare ogni variabile della realtà – posizione, slancio, inventario – Nico intraprese la sua impresa. Disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox Series X|S e Xbox One, Nico Saves the State è un platform di precisione in 2.5D che spinge il concetto di “salvataggio” ben oltre la sua funzione tradizionale.
Un dispositivo fuori dagli schemi
L’intuizione su cui si fonda Nico Saves the State è tanto semplice quanto rivoluzionaria: lo Statephone consente di salvare e richiamare porzioni dello stato di gioco per superare ostacoli altrimenti insormontabili. Si può registrare la propria posizione prima di un salto rischioso, memorizzare lo slancio acquisito da una molla per eseguire un doppio salto differito, duplicare oggetti salvando l’inventario prima e dopo l’uso, e così via. Il gioco trasforma le meccaniche da emulatori e speedrun in pilastri portanti del gameplay, chiedendo al giocatore di pensare fuori dagli schemi e sperimentare soluzioni creative in ogni fase.
I quaranta livelli proposti, suddivisi in quattro mondi dal design variegato, mettono alla prova il giocatore con ostacoli di crescente complessità. Il ritmo è serrato e l’errore viene punito con la morte istantanea. Non esiste una barra della salute: ogni contatto sbagliato significa ricominciare. Ma grazie al sistema di salvataggio manuale e contestuale, è possibile spezzare i livelli in microsequenze e affrontarli con approccio tattico. Il risultato è una tensione continua, dove ogni azione va pianificata con lucidità e istinto.
La curva di apprendimento è verticale e, a tratti, impietosa. I comandi sono generalmente reattivi, ma nei momenti più frenetici si avverte una certa rigidità, che può frustrare nelle sezioni più tecniche. Eppure, proprio questa durezza fa parte dell’identità del gioco, che non cerca mai di facilitare il compito, ma semmai di stimolare l’ingegno.
Un’estetica che strizza l’occhio al passato
Visivamente, Nico Saves the State adotta una pixel art pulita e colorata, resa dinamica da un’implementazione 2.5D ben equilibrata. Gli sfondi sono essenziali ma leggibili, mentre gli sprite risultano chiari e ben animati, in perfetto equilibrio tra semplicità e riconoscibilità. Le cutscene, disegnate a mano in stile visual novel, spezzano l’azione e aggiungono un tocco narrativo ironico e leggero, senza mai prendersi troppo sul serio.
La colonna sonora, composta da oltre venticinque tracce originali, richiama le sonorità videoludiche degli anni ’90 con groove funk e melodie sintetiche che accompagnano perfettamente il ritmo incalzante del gioco. Ogni mondo ha il suo tema distintivo, e nonostante la ripetizione necessaria tipica del genere, l’accompagnamento musicale riesce a mantenere una freschezza costante.
Il tono complessivo dell’opera è volutamente scanzonato, con dialoghi che giocano sul paradosso tra l’epica salvifica e l’ordinarietà del protagonista. Nico è un eroe suo malgrado, più vicino al giocatore medio che al paladino invincibile, e questo contribuisce a creare un legame empatico con chi lo guida tra trappole, laser e nemici improbabili.
Un’esperienza che premia l’inventiva
Al netto di una difficoltà che non fa sconti e di una gestione dei comandi che in alcune sezioni può apparire legnosa, Nico Saves the State si distingue nel panorama indie per la sua identità ludica forte e riconoscibile. L’idea alla base dello Statephone è sfruttata in modo intelligente e costante, senza mai diventare banale. Ogni livello propone nuove varianti meccaniche che rinnovano l’interesse e costringono il giocatore a rivedere le proprie strategie.
Non si tratta solo di superare ostacoli, ma di manipolare il tempo e lo spazio come se si avesse accesso al codice sorgente del mondo di gioco. È un’esperienza che stimola la creatività e incoraggia la sperimentazione, anche a costo di tentativi ripetuti e frustrazioni. Ma quando tutto funziona, la soddisfazione è autentica, perché ogni traguardo è il frutto di un’intuizione conquistata.
Il titolo di Cross Game Studio non reinventa il genere platform, ma lo piega a una logica originale, che prende spunto dagli strumenti di debug e li traduce in gameplay. Ratalaika Games, dal canto suo, conferma la propria vocazione nel proporre produzioni indipendenti di respiro sperimentale, perfette per chi è alla ricerca di idee nuove in contesti familiari.
