C’è qualcosa di tenebroso nell’idea di tornare al passato, di riavvolgere il nastro verso tempi lontani, in cui le immagini sgranate e i suoni metallici erano le fondamenta dell’orrore. Clock Tower: Rewind, sviluppato da WayForward e pubblicato da Limited Run Games per PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox Series X|S e PC (Steam), riscopre proprio questa inquietudine. Si tratta di un survival-horror che affonda le radici nel 1995, in una semplicità sinistra e intrisa di suspense, con la sua grafica 2D a 16 bit e le meccaniche punta e clicca. E questa versione rinnovata, per la prima volta distribuita ufficialmente al di fuori del Giappone e tradotta in italiano, non è solo un tributo nostalgico: è un invito a rivivere un incubo. Nei panni di Jennifer, un’orfana terrorizzata e rinchiusa nella lugubre villa della famiglia Barrows, i giocatori si trovano a fronteggiare una minaccia iconica e terrificante, Scissorman, il tagliatore armato di forbici gigantesche che incombe come un’ombra, lento e spietato, lungo ogni corridoio e dietro ogni porta. La nuova modalità Rewind dona freschezza al titolo senza alterare la sua natura spaventosa e minimalista, con l’aggiunta di contenuti extra e un supporto di qualità di vita che spinge i nuovi giocatori e i veterani a immergersi nell’atmosfera inquietante di un classico che ha segnato il genere.
L’inquietudine della fragilità umana: sopravvivere senza potere
C’è una vulnerabilità sconcertante nel gameplay di Clock Tower, che affida ai giocatori soltanto la possibilità di muoversi, nascondersi e tentare la fuga. Non ci sono armi, non esistono risorse da accumulare: la sola speranza è quella di rimanere un passo avanti a Scissorman, in un gioco psicologico di tensione che non lascia scampo. Jennifer è fragile, e questa mancanza di difese amplifica il senso di impotenza del giocatore, creando un legame empatico con l’orfana. La sua interazione con l’ambiente è limitata alla ricerca di oggetti e risoluzione di enigmi semplici, eppure ogni passo verso una soluzione sembra amplificare il pericolo. La minaccia incombente di Scissorman, resa ancora più spaventosa dalla sua casualità, rende ogni incontro non prevedibile, ma inevitabile. La nuova modalità Rewind offre però un aiuto per chi non è abituato a questo tipo di gameplay primitivo: il salvataggio di stati permette di riprendere la partita senza subire troppe penalità, riducendo la frustrazione ma mantenendo intatta l’angoscia di ogni scontro.
L’atmosfera di un terrore silenzioso: un’arte dell’inquietudine
WayForward ha saputo mantenere la grafica in pixel originale, migliorandola appena per adattarsi alle risoluzioni moderne ma senza intaccare la natura visiva che caratterizzava il gioco degli anni ’90. La pixel art, infatti, non rappresenta una limitazione, bensì un veicolo per un’atmosfera unica e disturbante. L’estetica volutamente retrò del titolo incornicia l’azione in bordi dettagliati e dona una sensazione di isolamento claustrofobico a ogni stanza e corridoio. Anche il sonoro, modernizzato quel tanto che basta, diventa protagonista in questo incubo silenzioso: il crepitio del legno sotto i piedi, i rumori improvvisi, il suono tagliente delle forbici di Scissorman evocano un terrore che sembra permeare ogni angolo del maniero. Il risultato è un’esperienza che sembra sussurrare un orrore sottile e spietato, capace di strisciare sotto la pelle del giocatore senza mai abbandonarlo davvero. Persino i nuovi intermezzi animati e le sequenze cantate, come quella della celebre Mary Elizabeth McGlynn, riescono a fondersi con l’esperienza senza mai sembrare fuori luogo, conferendo al titolo una freschezza che sorprende e inquieta al tempo stesso.
Una storia che cambia forma: finali multipli e rigiocabilità
Uno degli aspetti più intriganti di Clock Tower: Rewind è la sua natura mutevole. Con finali multipli e elementi randomizzati, ogni partita è una nuova discesa nell’incubo, e il destino di Jennifer è avvolto nel mistero fino all’ultimo momento. Le scelte compiute nel gioco, le strade percorse, e i segreti scoperti possono condurre a esiti differenti, ognuno con il proprio grado di angoscia e orrore. Per chi esplora a fondo il titolo, esiste un livello di rigiocabilità che va oltre la semplice curiosità: è una vera e propria esplorazione delle varie sfaccettature della paura. Ogni partita diventa una sfida a scoprire qualcosa di nuovo, un percorso verso una comprensione più profonda del terrore che si cela dietro i sorrisi sinistri dei membri della famiglia Barrows. E la modalità Rewind, con i suoi elementi aggiuntivi e la nuova galleria d’arte, è una testimonianza di come un titolo che ha quasi trent’anni possa ancora essere capace di stupire e spaventare.
Conclusioni: un incubo che non svanisce mai
Clock Tower: Rewind non è solo un gioco, è una finestra su un passato di incubi digitali che resistono al tempo. WayForward è riuscito a restituire un’esperienza intatta, ma arricchita, di un’opera che aveva definito il survival-horror nella sua forma più pura. Questa riedizione rappresenta non solo una celebrazione nostalgica, ma anche un omaggio sincero a un’era in cui l’orrore si nascondeva nelle ombre dei pixel e il terrore era suggerito, mai esplicitato. La combinazione di nostalgia e modernità riesce a colmare il divario tra vecchie e nuove generazioni di giocatori, rendendo accessibile un classico senza sacrificarne l’essenza. Per coloro che desiderano immergersi in un horror che non si affida a trucchi moderni ma alla pura evocazione di paura, Clock Tower: Rewind è un appuntamento imprescindibile. Questo è un titolo che non lascia mai del tutto, un incubo che persiste anche dopo aver posato il controller, dimostrando che l’orrore, quando autentico, è eterno.
