Quando si parla di horror nei videogiochi, i titoli che hanno lasciato un’impronta indelebile nell’immaginario collettivo tendono a evocare atmosfere cariche di tensione e psicologia, dove i confini tra reale e irreale si dissolvono lentamente. Giochi come Silent Hill e Fatal Frame hanno saputo cristallizzare la paura del non visto, quella che si insinua negli angoli bui della mente e non lascia via di fuga. Tuttavia, c’è un intero mondo di orrore narrativo che si sviluppa a est, lontano dalle influenze occidentali. È in questo contesto che nasce Paper Ghost Stories: Third Eye Open, un progetto intrigante e originale sviluppato dal team malesiano Cellar Vault Games, che oggi arriva su PlayStation 5, Xbox Series X|S, Nintenso Switch e PC (Steam) grazie alla pubblicazione di Chorus Worldwide Games.
La scena videoludica asiatica ha offerto, negli ultimi anni, una serie di giochi che attingono profondamente al patrimonio culturale e folkloristico delle diverse regioni, esplorando il soprannaturale con una sensibilità diversa da quella che domina l’horror occidentale. Mentre titoli come Siren e Kuon si basavano sulla tensione psicologica e sui miti nipponici, Paper Ghost Stories si tuffa nella vasta eredità del Sud-Est asiatico, e in particolare della Malesia, creando un prodotto che non è solo un’esperienza di gioco, ma un’autentica immersione culturale.
Paper Ghost Stories: Third Eye Open è un’avventura narrativa che combina elementi di esplorazione e puzzle-solving in un contesto horror soprannaturale. Il gioco si sviluppa principalmente attraverso la prospettiva di Ting, una giovane ragazza dotata della capacità di vedere e interagire con il mondo degli spiriti. Il gameplay si concentra su dialoghi, scelte morali e la risoluzione di enigmi legati agli eventi soprannaturali che Ting affronta. L’azione è piuttosto lenta e basata sull’esplorazione, più simile a un’avventura punta e clicca piuttosto che a un classico survival horror, dove l’orrore si manifesta principalmente attraverso la tensione narrativa e l’atmosfera inquietante piuttosto che attraverso l’azione frenetica o i jump scare.
Un dono o una maledizione? La storia di Ting
Alla base di Paper Ghost Stories: Third Eye Open c’è un tema ricorrente nel genere horror: la capacità di vedere ciò che gli altri non possono. Nei panni della giovane Ting, ci troviamo catapultati in un mondo dove il confine tra vivi e morti è permeabile, dove gli spiriti vagano inquieti e i segreti più oscuri della famiglia vengono alla luce. Il potere della piccola Ting, la sua “terza vista”, è un’abilità che non può essere ignorata, ma come spesso accade in questo tipo di narrazioni, rappresenta un’arma a doppio taglio. Il gioco non si limita a farci vivere i cinque anni cruciali della sua infanzia, ma ci costringe a riflettere costantemente sulla natura di questo potere: è un dono divino o una maledizione che condannerà Ting e la sua famiglia?
Il viaggio della protagonista è costellato di incontri sovrannaturali, ognuno con i suoi desideri e le sue trame nascoste. Xiu, lo spirito di una giovane ragazza, diventa la sua compagna e guida in questo mondo etereo. Nonostante la giovane età, Ting si trova presto ad affrontare scelte morali complesse, dove il bene e il male non sono mai nettamente separati. Gli spiriti che popolano la sua vita, più che antagonisti, rappresentano le sfaccettature di un mondo in cui le leggi terrene non hanno più valore, e il giocatore è costretto a navigare attraverso questo caos, cercando di trovare una via d’uscita per Ting e per la sua famiglia.
Un teatro di carta vivente
L’aspetto più sorprendente di Third Eye Open è senza dubbio lo stile artistico, ispirato al teatro di carta tradizionale del Sud-Est asiatico. Gli ambienti e i personaggi sono realizzati come se fossero ritagli di carta, conferendo al gioco un aspetto artigianale che lo distingue nel panorama videoludico. Questa scelta stilistica non solo contribuisce a creare un’atmosfera surreale e fiabesca, ma si sposa perfettamente con i temi soprannaturali del gioco, donando una sensazione costante di fragilità e mistero. Le ambientazioni, che spaziano dai mercati mattutini alle foreste infestate, passando per case abbandonate e templi nascosti, sono costruite con una cura maniacale per i dettagli. Ogni elemento visivo, dai personaggi ai dialoghi, è infuso di una profondità culturale che trasforma ogni scena in una piccola finestra sul mondo malese.
Questo stile non è solo una scelta estetica, ma diventa parte integrante dell’esperienza di gioco. Ogni sequenza sembra una rappresentazione teatrale, con sfondi statici che mutano lentamente, come in un sogno febbrile. Le transizioni tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti sono gestite con eleganza, creando un effetto di straniamento che rafforza la sensazione di trovarsi in un luogo che non obbedisce alle leggi della fisica o della logica umana.
Dal punto di vista sonoro, la colonna sonora è minimalista ma efficace, con brani che accompagnano delicatamente le scene più emotive o che intensificano i momenti di tensione. Gli effetti sonori, spesso sottili e inquietanti, amplificano il senso di isolamento e vulnerabilità, rendendo il mondo di Ting vivo e inquietante. Tuttavia, l’assenza di un doppiaggio potrebbe risultare limitante per alcuni giocatori, richiedendo attenzione costante alla lettura dei dialoghi, soprattutto in assenza di una traduzione italiana.
L’orrore che si insinua
A differenza di molti giochi horror contemporanei, che puntano su jump scare e su un’azione frenetica, Paper Ghost Stories: Third Eye Open preferisce un approccio più lento e sottile. Il terrore qui non è esplicito, ma costante, un’ombra che si muove ai margini della nostra visione. L’esplorazione è una parte fondamentale dell’esperienza, e ogni nuova scoperta, sia essa una stanza nascosta o un oggetto dimenticato, porta con sé una crescente sensazione di disagio. Ting non è un’eroina armata di potenti abilità o armi, ma una bambina che deve affrontare l’ignoto con il solo aiuto del suo amico fantasma e della sua intuizione.
Gli enigmi che il gioco propone non sono mai eccessivamente complessi, ma richiedono attenzione e una buona dose di esplorazione. In molti casi, la risoluzione di un puzzle dipende dalla capacità del giocatore di interpretare i segnali sottili lasciati dagli spiriti o dagli oggetti presenti nell’ambiente. Questa scelta di design riflette perfettamente l’approccio del gioco all’horror: non c’è bisogno di correre o di combattere, basta guardare, ascoltare e capire.
Un legame con la tradizione
Uno degli elementi più affascinanti di Paper Ghost Stories: Third Eye Open è il modo in cui il folklore e le tradizioni malesi vengono integrati nella narrazione e nel gameplay. L’intero gioco è permeato da riferimenti culturali, che vanno dalla rappresentazione dei mercati e dei templi, fino ai cibi e alle usanze che Ting incontra lungo il suo cammino. Questo legame con la cultura locale non solo arricchisce l’esperienza di gioco, ma la rende unica nel panorama videoludico contemporaneo.
Per chi è familiare con la cultura del Sud-Est asiatico, ogni dettaglio del gioco evoca un senso di appartenenza e di nostalgia, mentre per il pubblico internazionale rappresenta un’occasione rara di immergersi in una cultura ancora poco rappresentata nei videogiochi. La scelta di adottare il “Broken English” nei dialoghi di alcuni personaggi aggiunge un ulteriore strato di autenticità, rendendo l’esperienza più verosimile e coinvolgente. Resta tuttavia l’amaro in bocca per l’assenza di una traduzione, anche solo testuale, in lingua italiana per il gioco.
Criticità e conclusioni
Paper Ghost Stories: Third Eye Open non è privo di difetti. Alcuni potrebbero trovare il ritmo troppo lento, specialmente nelle prime fasi del gioco, dove l’azione è ridotta al minimo e si privilegia l’esplorazione e il dialogo. Inoltre, la telecamera fissa in alcune sezioni può risultare frustrante, specialmente durante gli incontri con gli spiriti più aggressivi, dove una maggiore libertà di movimento avrebbe sicuramente giovato.
Resta tuttavia l’amaro in bocca per l’assenza di una traduzione, anche solo testuale, in lingua italiana per il gioco. In un momento storico in cui sempre più titoli indie cercano di avvicinarsi al pubblico globale attraverso localizzazioni in varie lingue, la mancanza dell’italiano appare una scelta discutibile, soprattutto per un titolo che basa gran parte della sua forza sulla narrazione e sul dialogo. Questo potrebbe scoraggiare una fetta significativa del pubblico, che si troverà costretta a giocare in inglese o altre lingue disponibili.
Tuttavia, questi piccoli difetti non intaccano l’impatto complessivo del gioco. Paper Ghost Stories: Third Eye Open riesce a creare un equilibrio perfetto tra narrazione, esplorazione e orrore, offrendo un’esperienza che non è solo spaventosa, ma anche emotivamente coinvolgente. L’integrazione della cultura malese, insieme al suo stile artistico unico, rende questo gioco un’esperienza imperdibile per chiunque sia alla ricerca di qualcosa di diverso nel panorama dei giochi horror.
In definitiva, Paper Ghost Stories: Third Eye Open è una piccola gemma che dimostra come l’horror, quando intrecciato con il folklore e le tradizioni locali, possa diventare qualcosa di più di una semplice esperienza di paura. È un viaggio nei ricordi, nelle paure e nei desideri, e invita i giocatori a riflettere su ciò che vediamo e su ciò che scegliamo di ignorare.
