Ricordo la prima volta che ho impugnato un controller per un gioco ispirato ai samurai. L’atmosfera era avvolgente, con melodie di strumenti tradizionali che si mescolavano all’eco dei combattimenti. Era come se il Giappone feudale si materializzasse davanti ai miei occhi, trasformando il soggiorno di casa in un campo di battaglia. Questi ricordi riaffiorano con ogni nuovo titolo indie che esplora il tema dei guerrieri giapponesi e delle leggende che li circondano. Samurai Kento, platformer 2D sviluppato da lightUP e pubblicato da Ratalaika Games per PlayStation 5, PlayStation 4, Nintendo Switch e Xbox Series X|S, non fa eccezione. Attraverso una grafica colorata in pixel art e una narrativa semplice, il gioco ci invita a rivivere le gesta di un anziano samurai nel suo intento di sconfiggere i temuti yokai. Ma riesce realmente a catturare l’essenza di un’epoca così affascinante, o si limita a rimanere ancorato a cliché già visti?
Un samurai anziano e il ritorno degli Yokai: una storia di coraggio e rivalsa
Nel cuore dell’avventura, ci troviamo nei panni di Kento, un samurai il cui compito è quello di riportare la pace nel suo villaggio, ora infestato da demoni yokai. Questi esseri maligni, che affondano le loro radici nel folklore giapponese, pongono una sfida che richiede astuzia e abilità. La mappa di gioco, inizialmente avvolta dalla nebbia e inaccessibile in alcune aree, diventa un terreno di scoperta mentre il giocatore avanza, sbloccando poteri e abilità fondamentali per superare gli ostacoli. I controlli sono intuitivi: un pulsante per saltare e uno per attaccare con la spada, con ulteriori opzioni che si sbloccano man mano che Kento cresce in potenza. Questa semplicità rende il gioco accessibile a un vasto pubblico, ma solleva interrogativi sulla profondità del gameplay. Le battaglie contro i nemici, sebbene divertenti, si rivelano poco più che esercizi di ripetizione, poiché i mostri si presentano in forme limitate e possono essere sconfitti senza sforzo.
La progressione del personaggio rappresenta una delle caratteristiche più intriganti di Samurai Kento. Attraverso la sconfitta dei nemici, Kento guadagna esperienza che si traduce in un aumento della salute e del mana, conferendo un soddisfacente senso di crescita. Tuttavia, la rapidità con cui si completa la storia principale — in appena due ore — fa sorgere la domanda se questo sistema di potenziamento possa giustificare la brevità dell’esperienza. Sebbene il gioco permetta di regolare la difficoltà, questa modifica non incide sulla progettazione dei livelli o sulle meccaniche, limitandosi a rendere il combattimento più noioso che stimolante. Per i giocatori alla ricerca di sfide più complesse, questo potrebbe risultare deludente, mentre per chi desidera un’avventura rilassata potrebbe rappresentare un elemento positivo.
Pixel art e tradizione: l’estetica di Samurai Kento
Visivamente, Samurai Kento adotta uno stile pixel art che evoca una sensazione nostalgica, richiamando alla mente i giochi 8 e 16 bit. La grafica, pur semplice, riesce a mantenere un certo fascino, rendendo l’esperienza adatta a un pubblico giovane e famigliare. Tuttavia, manca di originalità e spessore, risultando più come un omaggio a un’epoca passata piuttosto che come un’esplorazione artistica innovativa. Anche la colonna sonora, pur essendo in linea con l’ambientazione orientale, non riesce a lasciare un’impronta indelebile, accompagnando il gameplay senza mai elevarlo. Entrambi gli elementi, pur svolgendo il loro compito, non contribuiscono a trasformare l’opera in un’esperienza memorabile.
Nonostante la sua semplicità, il gioco non è esente da bug, con problematiche che possono compromettere l’esperienza complessiva. La meccanica del salto da parete, ad esempio, può portare a frustrazioni, con Kento che rimane bloccato nell’animazione, rendendo il progresso difficile. Anche l’ingresso nei negozi dei venditori presenta problemi di blocco e sfarfallio, creando un’esperienza visiva piuttosto stridente. Sebbene questi inconvenienti non compromettano totalmente il divertimento, sollevano interrogativi sulla cura posta nel progetto finale. Fortunatamente, il salvataggio automatico facilita il recupero, ma è comunque deludente notare tali problemi in un titolo altrimenti lineare.
In conclusione, Samurai Kento si presenta come un’avventura d’azione e avventura piacevole ma non particolarmente memorabile. La premessa di un anziano samurai in lotta contro le forze del male ha del potenziale, ma il gameplay rimane intrappolato in schemi troppo familiari e una progressione poco innovativa. Nonostante i suoi difetti, il gioco riesce a esprimere un certo fascino, probabilmente dovuto all’impegno degli sviluppatori nel realizzare un titolo accessibile e adatto a una vasta gamma di giocatori. Con il suo prezzo modico, Samurai Kento potrebbe valere la pena per coloro che cercano un’esperienza veloce e leggera, purché si accettino le sue limitazioni e si gioisca dell’avventura per ciò che è: un’ode al Giappone feudale e ai suoi leggendari guerrieri, che, seppur in modo semplice, riesce a trasmettere un pizzico di quell’atmosfera affascinante che i giochi indie dedicati ai samurai cercano di evocare.