Nel cuore di una struttura sotterranea, dove l’acciaio canta un’ode alla desolazione e i neon pulsano come vene di un organismo meccanico, Zoe si muove silenziosa, un’ombra tra le ombre. La sua missione è un grido soffocato contro l’estinzione dell’umanità, un viaggio che la vede affiancata da Koby, un drone che non è solo un compagno, ma un’estensione della sua volontà. Steel Seed, sviluppato dal talentuoso team italiano Storm in a Teacup e pubblicato da ESDigital Games, si presenta su PlayStation 5, PC e Xbox Series X|S come un’opera che intreccia azione, stealth e narrativa in un mondo fantascientifico tanto affascinante quanto spietato. Questo titolo, che segna un’evoluzione rispetto alle precedenti opere dello studio, si propone di esplorare non solo gli angoli oscuri di un’ambientazione distopica, ma anche le sfumature di un legame tra uomo e macchina, offrendo un’esperienza che, pur con qualche imperfezione, lascia il segno.
Un mondo che respira, tra luci e ombre
L’ambientazione di Steel Seed è uno dei suoi punti di forza più evidenti. La struttura sotterranea, un labirinto di corridoi industriali, biodomi inquietanti e spazi naturali reclamati dalla tecnologia, è resa con una cura visiva che testimonia la maturità artistica di Storm in a Teacup. Ogni ambiente è un microcosmo che racconta una storia: dalle superfici metalliche corrose dal tempo alle luci al neon che tagliano l’oscurità, il mondo di gioco è un personaggio a sé, vivo e opprimente. La direzione artistica, che alterna scenari claustrofobici a spazi aperti carichi di verticalità, crea un senso di scoperta continuo, amplificato da un uso sapiente dell’illuminazione dinamica. Su PlayStation 5, la resa grafica è generalmente fluida, con texture ad alta definizione e un’ottima gestione delle ombre, anche se non mancano occasionali cali di frame rate in scene particolarmente complesse o lievi ritardi nel caricamento delle texture, difetti che, pur non compromettendo l’esperienza, si fanno notare in un contesto altrimenti raffinato.
Il comparto sonoro contribuisce in modo significativo all’immersione. La colonna sonora, composta da melodie minimaliste e atmosfere sintetiche, si intreccia con il suono ambientale – dai ronzii delle macchine ai lontani echi metallici – per creare un’esperienza auditiva che amplifica la tensione e la solitudine. Il doppiaggio, disponibile esclusivamente in inglese con sottotitoli in italiano, risulta funzionale, pur non sempre capace di trasmettere l’intensità emotiva richiesta dalle scene più drammatiche; ciò potrebbe rappresentare un limite per chi preferisce un’esperienza completamente localizzata. I suoni emessi da Koby, un misto di cinguettii elettronici e ronzii, donano al drone una personalità distinta senza bisogno di parole. Dal punto di vista tecnico, Steel Seed si distingue per la sua capacità di coniugare estetica e atmosfera, anche se alcune incertezze nella fluidità dei controlli e nella risposta dell’intelligenza artificiale nemica impediscono al titolo di raggiungere l’eccellenza.
Stealth e parkour: un equilibrio precario
Al centro dell’esperienza di Steel Seed c’è un gameplay che mescola stealth, azione e piattaforme, con un’enfasi sull’agilità e la strategia. Zoe, la protagonista, è una figura versatile, capace di scivolare tra le ombre per evitare i nemici o di affrontarli con mosse rapide e precise. Il sistema di stealth è il cuore pulsante del gioco: muoversi senza essere visti, sfruttare l’ambiente per creare diversivi o utilizzare Koby per distrarre le guardie robotiche offre momenti di grande soddisfazione. Tuttavia, l’intelligenza artificiale dei nemici può risultare imprevedibile, alternando momenti di sorprendente reattività a comportamenti incoerenti, come il rilevare Zoe in situazioni apparentemente sicure. Questo rende alcune sezioni più frustranti di quanto necessario, soprattutto quando il feedback visivo o sonoro non chiarisce adeguatamente il motivo di un fallimento.
Il parkour, altro elemento cardine, permette a Zoe di scalare pareti, saltare tra piattaforme sospese e attraversare scenari complessi con un approccio che richiama il dinamismo di titoli come Mirror’s Edge. Tuttavia, le animazioni di Zoe mancano a volte della fluidità necessaria per rendere queste sezioni davvero esaltanti, e la risposta dei controlli può risultare incerta nei momenti più concitati. Nonostante ciò, il design dei livelli è eccellente, con ambienti che incoraggiano l’esplorazione e offrono molteplici percorsi per superare gli ostacoli, sia in verticale che in orizzontale. Koby, il drone compagno, si rivela un’aggiunta brillante: non solo assiste Zoe in combattimento e nella risoluzione di enigmi, ma aggiunge una dimensione tattica al gameplay, permettendo di hackerare sistemi o esplorare aree inaccessibili. Gli enigmi, sebbene ben concepiti nelle prime fasi, tendono a ripetersi verso la fine del gioco, perdendo parte della loro freschezza.
La narrativa, curata dallo scrittore Martin Korda, vincitore di un premio BAFTA, è un altro pilastro dell’esperienza. La storia di Zoe, una giovane donna in cerca di risposte in un mondo sull’orlo del collasso, è arricchita da un’evoluzione del personaggio che, pur non sempre emotivamente travolgente, risulta credibile e ben integrata nel gameplay. Il rapporto con Koby, che si sviluppa attraverso dialoghi e interazioni, aggiunge un tocco di calore umano a un’ambientazione altrimenti fredda e ostile. Tuttavia, alcuni passaggi narrativi appaiono meno approfonditi di quanto ci si potrebbe aspettare, lasciando alcune domande senza risposta e limitando l’impatto emotivo complessivo.
Un passo audace verso il futuro
Steel Seed è un titolo che non si limita a seguire le convenzioni del genere, ma cerca di lasciare un’impronta personale. La combinazione di stealth, parkour e una narrazione intimista, unita al rapporto tra Zoe e Koby, crea un’esperienza che, pur con qualche asperità, risulta memorabile. Storm in a Teacup dimostra di avere una visione chiara, e il gioco si pone come un ponte verso progetti futuri ancora più ambiziosi. Le imperfezioni tecniche, come l’inconsistenza dell’intelligenza artificiale o la rigidità di alcune animazioni, non oscurano del tutto i meriti di un titolo che brilla per atmosfera, design e originalità.
