Misteri irrisolti, domande a cui è impossibile dare risposta, legittimi dubbi e bizzarre trovate dall’oscura genesi, rendono le serie animate giapponesi degli anni ’70 e ’80, in modo particolare quelle legate al genere mecha e sci-fi, un’inesauribile miniera dalla quale attingere per generare fervidi dibattiti mai démodé tra gli appassionati. A patto, comunque, di non prendersi troppo sul serio.
Triva #03
Serie animata: UFO Robot Goldrake (Toei Animation, Dynamic Planning, 1975-1977).
Erano le ore 18 e 45 del 4 aprile 1978 e i bambini (e gli adulti) davanti alla TV, sintonizzata su Rete 2, assistevano trepidanti all’annuncio della loro “fatina bionda” Maria Giovanna Elmi: le epiche avventure animate di Goldrake stavano per invadere la Penisola.
Nel giro di pochi mesi, l’esplosivo successo Atlas UFO Robot diede il via a una tale attività di marketing da riempire i negozi di tutta Italia con prodotti completamente differenti. Fumetti, libri, dischi, maschere di carnevale, macchine a pedali per bambini, accappatoi, lenzuola, cartelle per la scuola, astucci, tatuaggi lavabili, modellini e addirittura detersivi. Senza dimenticare il 45 giri con la sigla televisiva che ottenne il disco d’oro — all’epoca si consegnava agli autori dopo il milione di copie vendute — restando ai primi posti della hit parade per oltre sei mesi.

Dopo essere sopravvissuti alla generazione Goldrake, sorge spontanea una domanda: chi o cosa era questo fantomatico Atlas che precedeva UFO Robot nel titolo della prima, storica, trasmissione italiana?
In tutta la serie non è mai apparso nessun personaggio con questo nome, perciò capire le origini di questo titolo è stata un’opera piuttosto complicata. UFO Robot Goldrake si intitolava in Giappone UFO Robot Grendizer. Anche tutti i personaggi dell’anime erano conosciuti diversamente rispetto a quelli dell’edizione italiana: il nome Atlas, quindi, non appare da nessuna parte neppure nella versione nipponica. E allora da dove viene?
Dovete sapere che Goldrake non arrivò in Italia direttamente dal Giappone, ma dalla Francia, dove era stato importato e trasmesso poco prima dell’Italia (la RAI “superò” poi i cugini d’oltralpe trasmettendo le ultime puntate molto prima di loro). Ebbene, quando si propone un programma a un’emittente televisiva, bisogna fornire ai responsabili della stessa una serie di informazioni dettagliate: di cosa tratta il programma, quali sono i personaggi principali, a quale pubblico è indirizzato (tanto per citarne alcune).
Tutte queste informazioni sono raccolte in un opuscolo chiamato al giorno d’oggi con il termine inglese Guide Book o, in versione più dettagliata, Style Book. I francesi, negli anni Settanta, lo chiamavano però in un altro modo: Atlas (ovvero atlante, guida). Così Sergio Trinchero e Nicoletta Artom (o chi per loro), quando si trovarono tra le mani un opuscolo intitolato Atlas UFO Robot (che potremmo tradurre come “guida a UFO Robot”) ritennero probabilmente che quell’Atlas fosse parte del titolo.
A volte è proprio vero che sono i dettagli a cambiare la storia.
Il mistero continua
Nel 2015, Jurij Gianluca Ricotti, il più grande collezionista italiano di materiale dedicato a UFO Robot Goldrake, entra in possesso di una copia originale del fascicolo esplicativo che Antenne 2 e Pictural Films vendevano alle emittenti europee nel 1978 per promuovere il nuovo anime firmato Toei. Come si evince osservando l’immagine della copertina (che pubblichiamo qui di seguito), non vi è traccia della parola Atlas, che non compare neppure nelle pagine interne dell’opuscolo.
Ulteriori notizie e approfondimenti sul “mistero” di Atlas UFO Robot, possono essere reperite sul libro Goldrake – La storia di un mito, pubblicato da Minerva Edizioni nel 2014.
Fonti consultate: UFO Robot Goldrake, edizioni d/visual, Ale Montosi blog, Jurij Gianluca Ricotti.