Debuttava il 16 aprile 1988 nelle sale cinematografiche giapponesi Una tomba per le lucciole (Hotaru no haka), film d’animazione giapponese diretto dal compianto Isao Takahata, cofondatore dello Studio Ghibli.
Kobe, 1945. Seita e la piccola Setsuko vivono con la madre, mentre il Giappone sta perdendo la guerra e gli americani bombardano sempre più frequentemente l’isola. Durante un raid aereo il napalm devasta il loro quartiere e la madre dei ragazzi soccombe. I due trovano rifugio presso la zia paterna, ma ben presto le risorse limitate hanno la meglio sullo spirito di misericordia di quest’ultima. Seita sceglie di andarsene e porta con sé Setsuko in un rifugio abbandonato, che trasforma in una rudimentale nuova dimora. Ma nonostante la guerra stia per finire, la scarsità di cibo a disposizione si fa sempre più grave.
Il soggetto è tratto dall’omonimo racconto semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka, pubblicato anche in Italia nel 2013 da Kappalab. Takahata, regista e sceneggiatore, è cofondatore con Hayao Miyazaki dello Studio Ghibli, che ha animato la pellicola che presenta una visione straziante e intensamente neorealista delle vicende personali di un ragazzo e una bambina indifesi nei confronti dell’orrore della guerra.
Adattando il romanzo di Nosaka Akiyuki, autore distrutto dal senso di colpa per aver perso la sorella minore nel Giappone del 1945, Takahata, con enorme coraggio, rigore e sobrietà, trasforma quella vicenda in un film di animazione. Il conflitto che si genera tra la naïveté con cui sono ritratti i personaggi (occhi smisuratamente grandi e bocche dall’estensione impossibile, come è tipico negli anime giapponesi) e il crudo realismo della narrazione è solo uno degli elementi che rendono unico La tomba delle lucciole.
La grazia propria dello Studio Ghibli nel ritrarre i gesti infantili e i giochi di due fratelli, immortalati nella loro preziosa innocenza, contrasta violentemente con la tragedia che li circonda. Che è tale, ancor più che per la guerra e la sua devastazione, per l’impatto di questa sull’animo umano: la società che affronta i bombardamenti americani e la lenta ricostruzione successiva ha smarrito ogni residuo di pietà e di altruismo, in una squallida logica di cane-mangia-cane che non si ferma nemmeno di fronte a due orfani abbandonati. Takahata trova il modo, attraverso l’animazione, di resuscitare gli spettri che furono del neorealismo italiano, elevando il suo grido di dolore inascoltato. La scelta di rendere palese immediatamente la sorte del protagonista elimina la possibilità di un ottimistico riscatto e riduce ogni speranza al minimo. Il pubblico è quindi preparato al peggio, ma questo non rende meno straziante il viaggio a ritroso e la riflessione su quel che avrebbe potuto essere, acuita da un epilogo in cui gli spettri di Seita e Setsuko guardano la metropoli: è proprio in questa scena che emerge l’atto d’accusa di Takahata verso un Giappone che ha costruito la propria nuova ricchezza anche su ingiustizie come quella che ha privato i due ragazzi della loro infanzia prima, e della loro vita poi.
Il film venne presentato in contemporanea con Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki. Per la crudezza delle sue immagini, Una tomba per le lucciole divenne un film molto controverso e poco pubblicizzato, ma ebbe grande successo in Giappone e venne elogiato quasi all’unanimità dalla critica cinematografica. Nel 2005 ne è stata prodotta una versione live action con la partecipazione di Mao Inoue e Nanako Matsushima.
In Italia il film, l’unico dello Studio Ghibli a non essere stato distribuito da Lucky Red, fu inizialmente pubblicato nel 1995 direttamente in VHS da Yamato Video. Il doppiaggio italiano fu eseguito dalla Promovision e curato da Massimo Corizza. Nel 2015 è stata prodotta sempre da Yamato Video una nuova edizione italiana dal titolo La tomba delle lucciole, con nuovo doppiaggio: questa è stata distribuita come uscita-evento nelle sale cinematografiche il 10 e l’11 novembre 2015 e in seguito commercializzata su DVD e Blu-ray.