La sveglia suona come un tuono lontano nella penombra di una stanza disordinata, tra poster sgualciti e libri accatastati. Mark Borja si stiracchia, il sole filtra appena dalle tende di Liamson, una città che respira ancora il peso di un disastro che tutti chiamano “The Ruling”. Oggi è un giorno come tanti: scuola, amici, il ticchettio delle dita sul pianoforte e quel senso di déjà vu che lo perseguita da mesi, un’ombra che sfuma nei ricordi. Ma quando una ragazza sconosciuta incrocia il suo cammino davanti al cancello del liceo, con occhi che sembrano sapere troppo, qualcosa si incrina. È l’inizio di un filo che si dipana tra sparizioni misteriose e verità sepolte, un enigma che lo costringerà a guardare oltre la superficie della sua vita. Proprio da qui parte Until Then, un’avventura che Polychroma Games ha cesellato con cura, ora pronta a svelarsi ai giocatori di PC e PlayStation 5.
Portato alla luce dal talento di Polychroma Games, sotto la direzione di Mickole Klein Nulud, e distribuito da Maximum Entertainment, Until Then si offre ai possessori di PC e PlayStation 5 come un’avventura narrativa che prende vita tra le strade immaginarie di Liamson, cuore pulsante della Regione Capitale Nazionale delle Filippine. In un mondo che porta ancora i segni profondi di “The Ruling”, la catastrofe che ha sconvolto ogni cosa, il gioco ci conduce nella vita di Mark Borja, un giovane intrappolato tra la normalità delle aule scolastiche e un’inquietudine che si manifesta in frammenti di déjà vu. Mescolando l’intimità di una visual novel con la dinamicità di un sidescroller in 2,5D, questa opera riesce a tessere un racconto che parla a tutti, pur affondando le sue radici in una cultura viva e particolare, trasformando ogni scelta in un ponte tra il quotidiano e l’ignoto.
Un racconto intimo tra adolescenza e mistero
La forza di Until Then risiede nella sua narrazione, che si sviluppa con delicatezza e attenzione ai dettagli, immergendo il giocatore nella vita di Mark e dei suoi amici. Il gioco cattura l’essenza dell’adolescenza: le corse contro il tempo per finire i compiti, le chiacchiere davanti a una bancarella di polpette di pesce, le insicurezze che segnano i rapporti umani. Tuttavia, questa routine apparentemente ordinaria viene sconvolta da un incontro cruciale che apre la porta a un intreccio più complesso, fatto di sparizioni inspiegabili e ricordi frammentati. Le scelte del giocatore, espresse attraverso dialoghi e interazioni, plasmano non solo le relazioni con un cast di personaggi variegato e credibile, ma anche l’esito di situazioni chiave, fino a influenzare il finale stesso. I temi dell’amore, della perdita e dell’amicizia si intrecciano a dilemmi esistenziali, spingendo Mark a confrontarsi con il proprio passato e a decidere come crescere in un mondo che fatica a rialzarsi. Questa dimensione narrativa, arricchita da una traduzione in italiano ben curata, rende il titolo un viaggio emotivo che lascia il segno.
Tecnologia quotidiana e gameplay stratificato
Dal punto di vista ludico, Until Then propone un’esperienza che va oltre la semplice lettura di testi, integrando elementi interattivi che danno vita al suo universo. Il giocatore può esplorare il mondo attraverso lo smartphone di Mark, un dispositivo che diventa una finestra su social network, e-mail e pagine web. Qui, ogni “mi piace” o commento può avere conseguenze, aggiungendo una sfumatura moderna e realistica alla trama. Questa meccanica non è solo un espediente narrativo, ma un modo per approfondire i rapporti tra i personaggi e scoprire indizi sul mistero centrale. Accanto a ciò, il gioco offre minigiochi che replicano attività quotidiane, come inserire una chiavetta USB o competere per il miglior posto su un jeepney. Sebbene semplici e volutamente ordinari, questi momenti riescono a trasmettere un senso di familiarità, anche se la loro ripetitività può, col tempo, stancare. I comandi sono generalmente intuitivi, permettendo una navigazione fluida negli ambienti tridimensionali, ma in alcune sezioni più intricate si avverte una lieve imprecisione nei controlli, che può interrompere il ritmo dell’esperienza.
Un’estetica che incanta e una cultura che respira
Visivamente, Until Then è un piccolo gioiello. La pixel art, realizzata a mano con una palette di colori caldi, si combina a fondali tridimensionali per creare un effetto 2,5D di grande impatto. Ombre, riflessi e luci dinamiche contribuiscono a definire un’atmosfera che oscilla tra nostalgia e malinconia, mentre i paesaggi ispirati alle Filippine – dalle strade caotiche della capitale ai tranquilli campi attraversati in autobus – donano autenticità e carattere all’ambientazione. La colonna sonora, con melodie delicate e suoni ambientali che richiamano il brusio di una città viva, completa un comparto audiovisivo di rara armonia. Questo approccio cinematografico non solo valorizza la narrazione, ma rende il mondo di gioco un luogo credibile, in cui la cultura filippina si manifesta nei dettagli: dagli interni delle case ai modi di fare dei personaggi. È un aspetto che arricchisce l’esperienza, offrendo uno sguardo su una realtà poco rappresentata nel medium videoludico, senza mai risultare didascalico o estraneo.
Il giudizio su Until Then non può che essere positivo, pur con qualche riserva. La sua capacità di fondere una storia universale con un’identità culturale definita, sostenuta da un’estetica accattivante e da un uso intelligente della tecnologia quotidiana, lo rende un titolo memorabile e “filippancante” – un aggettivo che invento per descrivere la sua unicità radicata nelle Filippine. I piccoli difetti, come la ripetitività di alcuni minigiochi e le occasionali incertezze nei controlli, non oscurano il valore di un’opera che parla al cuore e alla mente, invitando a riflettere sul peso delle scelte e sul potere dei legami umani.
