Venusia, figlia di Rigel (e di madre ignota) è la prova lampante che la genetica conosce percorsi e scorciatoie rimasti oscuri anche ai più esperti tra biologi e genetisti: da dove provenga la sua figura slanciata e la sua bellezza, mai scalfite dalle incombenze stallive, rimarrà mistero insolubile. Giusto per dare una proporzione, sarebbe come se si scoprisse che Charlize Theron fosse discendente del gobbo di Notre Dame.
Forse corroborata dalla trasfusione di sangue fleediano, gentilmente concesso da Actarus nell’episodio che precede la pausa estiva, la timida operatrice del settore equino compie una metamorfosi istantanea, passando dal carretto del padre ai comandi del Goldrake 2 e del Delfino Spaziale, pronta a scendere in campo nella guerra coi vegani, pardon: veghiani.

Dopo la consueta, scrupolosissima, selezione del personale, il dottor Procton decide, infine, di affidare il mezzo sottomarino alla figlia del vicino di casa. Forse geloso del suo prototipo, e diffidente delle capacità medie dei piloti dell’aviazione giapponese (e non saprei come biasimarlo, viste le magre figure collezionate in qualsiasi anime, OAV o film di Godzilla) il capoccia della base preferisce non concedere la nuova arma a estranei e fa tutto in famiglia.
A metà strada tra debito culturale e mancanza di senso del ridicolo, la compagna di battaglia di Actarus, tra platonico-bucoliche discese al fiume e (quasi) romantiche notti al chiaro di Luna, si ritrova a vivere la parodia “mechara” di King Kong, capitando fra le mani di un gigantesco mostro-gorilla con la passione per il free climbing (su grattacielo).


La sua storia d’amore, vera o presunta, con il principe di Fleed (che ha avuto come unico rivale il sopracitato gorilla) si conclude di punto in bianco col ritorno a casa dell’amato. Senza neppure proferire un “vengo anch’io!” o un più opportuno “dove vai con tua sorella, mammone che non sei altro!”, Venusia accetta passivamente il destino beffardo, travolta dall’esperienza, unica e irripetibile, di trovarsi un compagno costretto a scegliere, una volta per tutte, fra lei e il suo pianeta natio.
