L’eclettico Go Nagai, nel corso della sua carriera di mangaka e scrittore, ha prestato la sua arte a differenti categorie di opere, definendo egli stesso nuovi generi all’interno di canoni solo apparentemente classici (si pensi ai Super Robot) oppure cimentandosi con alterni risultati nel campo di produzioni originali di carattere majokko (Lilli un guaio tira l’altro), tokusatsu (Battle Hawk e Azetkaiser) e, non ultimo, il live-action con marionette in luogo di attori in carne e ossa (Kumikyoku X-Bomber).

Vale dunque la pena spendere qualche migliaio di caratteri per celebrare Kumikyoku X-Bomber (in Italia conosciuta come X-Bomber), insolito progetto di Go Nagai, prodotto da Dynamic Planning, Cosmo Productions e Jin Production e andato in onda per la prima volta il 4 ottobre 1980 (esattamente 36 anni fa) sull’emittente nipponica Fuji TV.
I 26 episodi che compongono la serie televisiva realizzata con l’impiego di marionette, furono girati dalla produzione in Supermariorama, una tecnica simile a quella Supermarionation (contrazione di Super Marionette Animation), impiegata negli anni Sessanta dal produttore televisivo britannico Gerry Anderson per il filone dei serial Thunderbirds.
Un rapido sguardo alla trama di X-Bomber: una storia decisamente “classica” nella stesura, ma a cui la produzione non fece mancare un paio di colpi di scena (che non riveleremo) per salvarla dalla banalità.
Verso la fine del terzo millennio, le truppe dell’Impero Germal avanzano verso la Terra, intenzionate a impossessarsi del misterioso F01. Guidati dal generale Bloody Mary, gli alieni di Germal sferrano un attacco che sbaraglia le difese terrestri. La risposta degli umani è repentina e potente: X-Bomber, astronave approntata sulla base Luna, progettata dallo scomparso Dottor Hagen e costruita sotto la regia del Dottor Benn, combatterà la minaccia aliena.
Gli ufficiali reclutati per imbarcarsi sull’X-Bomber sono tre: Shiro Jinga (figlio del Dottor Hagen), Herald Bond e Ryu. I tre, insieme al Dottor Benn, vengono affiancati dal piccolo robot PBE, da Lamia (una ragazza trovata quando era ancora in fasce, dal dottor Saburo Jinga, padre di Shiro) e Carara, creatura extraterrestre e fedele protettore di Lamia. La crew, così completa, si affretta a partire da base Luna. Inizia così una lunga lotta tra le forze terrestri e quelle dell’Impero Germal. A difesa dell’X-Bomber si erge il gigantesco Dai-X, formato dall’unione di tre intercettori spaziali guidati da Shiro, Herald e Ryu.
Il principale sceneggiatore della serie è stato Keisuke Fujikawa mentre la regia fu, tra gli altri, di Michio Mikami, Noriyasu Ogami e Akira Takahashi. La serie è conosciuta nei paesi anglofoni col titolo di Star Fleet.
X-Bomber ha riscosso un buon successo anche in Europa, soprattutto in Inghilterra e in Italia: giunta nel nostro Paese nel 1983, la serie televisiva ha goduto di una certa notorietà anche grazie alla splendida sigla realizzata dai Fratelli Balestra (che vinsero il ballottaggio con I Cavalieri del Re).

Da notare come la serie nata da un’idea di Go Nagai vanti un apparato musicale di tutto rispetto nei Paesi in cui è stata trasmessa: nella terra del Sol Levante, le sigle di apertura e chiusura sono state eseguite dalla rock band giapponese BOW WOW, in Italia, come già accennato in precedenza, la sigla è stata incisa dai Fratelli Balestra utilizzando lo pseudonimo “I Condors”, mentre nel Regno Unito, la colonna sonora è stata curata da artisti del calibro di Bryan May, Paul Bliss, Eddie Van Halen, Phil Chen, Fred Mandel e Alan Gratzer.