C’era una volta, in un mondo dove i platform 2D erano il fiore all’occhiello dell’intrattenimento videoludico, una schiera di mascotte che con determinazione e qualche superpotere spuntavano sui nostri schermi per gareggiare con un certo riccio blu. Tra loro, oltre a Sonic, brillavano personaggi altrettanto audaci, come Aero the Acro-Bat, il pipistrello spericolato creato da Sunsoft che, nel 1993, affascinava i giocatori con acrobazie e un gameplay vivace e imprevedibile. Il successo di Aero fu tale che, appena un anno dopo, arrivò un titolo che ne espandeva l’universo, uno spin-off intitolato Zero the Kamikaze Squirrel. Questa volta, a prendersi la scena era Zero, ex antagonista di Aero, uno scoiattolo ninja determinato a combattere per la sua amata foresta. Sviluppato da Iguana Entertainment per Sunsoft e rilasciato nel 1994 per Super Nintendo e Sega Mega Drive, Zero the Kamikaze Squirrel si affermò come un platform d’azione carismatico e graficamente raffinato, con atmosfere cupe e uno stile di combattimento peculiare.
Oggi, a distanza di trent’anni, questo piccolo cult fa ritorno sulle console moderne, portando con sé quel sapore unico dell’era 16 bit. Grazie all’attento lavoro di Shinyuden e Ratalaika Games, Zero riappare per PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch e Xbox Series X|S, offerto in una versione porting a prezzo budget che permette ai fan di vecchia data – e a nuove generazioni curiose – di vivere o rivivere un’epoca in cui l’azione e la velocità erano tutto. Prepariamoci dunque a immergerci di nuovo tra acrobazie spettacolari, combattimenti ninja e folli boss, in una corsa contro il tempo per salvare una foresta in pericolo e rivendicare, anche oggi, il valore di un eroe improbabile.
La trama: Zero lo scoiattolo (anti)eroe ambientalista
L’intreccio narrativo di Zero the Kamikaze Squirrel si riflette appieno nello spirito dei platform degli anni ’90: una storia sufficientemente semplice per scaldare il cuore, ma anche abbastanza assurda da strapparci un sorriso. Zero, inizialmente ideato come antitesi al simpatico Aero the Acro-Bat, si trova improvvisamente nella parte dell’eroe riluttante. Quando riceve un messaggio disperato dalla sua amata, scopre che la loro foresta è sotto attacco, devastata da taglialegna malvagi e minacciata da un misterioso magnate senza scrupoli. Nulla di più naturale, quindi, che lo scoiattolo lasci il suo incarico di sgherro e si lanci verso la salvezza, pronto a scalciare tronchi e abbattere villain.
Certo, la narrativa potrebbe sembrare prevedibile, ma è importante contestualizzarla. Negli anni ’90, quando le mascotte dovevano essere “buoni modelli” per i giovani videogiocatori, anche un cattivone come Zero doveva essere un po’ redento. Ed è proprio qui che la storia di Zero the Kamikaze Squirrel si distingue: Zero è il ribelle con un’armatura da samurai (ninja, per essere precisi), e con un cuore più verde di quanto voglia ammettere. Pur mantenendo un’atmosfera scanzonata e ironica, questa storia di redenzione ambientale suona stranamente attuale nel nostro contesto moderno, offrendo un messaggio ecologico tanto più profondo quanto più inaspettato.
Gameplay e dinamiche: un platform tra acrobazie e nostalgia
In un mercato dove il 2D era ancora il re incontrastato, Zero the Kamikaze Squirrel poteva sembrare solo un altro gioco platform. Tuttavia, le abilità di Zero si rivelano subito interessanti e più elaborate di quanto ci si aspetti. Armato di nunchaku, shuriken e mosse acrobatiche, Zero non è certo un roditore ordinario. Il gameplay, suddiviso in 15 livelli vari e pieni di sfide, mette in campo una meccanica ben calibrata tra l’azione e l’esplorazione. I comandi sono semplici ma efficaci, rendendo immediata la possibilità di concatenare salti e attacchi, con un pizzico di strategia quando ci si imbatte in nemici più forti o in piattaforme instabili.
Il design dei livelli riflette l’epoca d’oro dei platform, con aree tematiche ben diversificate e un buon ritmo di progressione. Tra fughe rocambolesche da cecchini nascosti, combattimenti corpo a corpo e sezioni di volo in jetpack, Zero the Kamikaze Squirrel riesce a mantenere freschezza in ogni livello, evitando la monotonia. Ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze: la difficoltà è ben calibrata e richiede una certa attenzione. La funzione di “salvataggio ovunque” è un gran vantaggio, ma qui entra in gioco anche un’altra novità irresistibile… i cheat! È facile cadere nella tentazione di sfruttare ogni trucco disponibile, compromettendo parte della sfida originale del titolo. Questa libertà rende l’esperienza accessibile, ma richiede anche una certa disciplina per chi vuole rivivere il gioco con il suo spirito originale.
Aspetto visivo e sonoro: un nostalgico balzo indietro nel tempo
Il comparto grafico del gioco è un vero e proprio omaggio ai gloriosi anni ’90. Gli sprite di Zero sono colorati e vivaci, caratterizzati da un’animazione fluida e ricca di dettagli, che rispecchia la cura messa da Iguana Entertainment nella creazione di un titolo destinato a rimanere impresso. I fondali, nonostante la semplicità tipica dell’epoca, riescono a essere suggestivi e accattivanti, offrendo un’ambientazione che fa il suo lavoro senza strafare.
Un plauso particolare va anche alla qualità dei nemici, che vanno da trasandati taglialegna a mostruosi robot da abbattere: un repertorio perfettamente in linea con l’estetica folle e stravagante degli anni ’90. Certo, non possiamo pretendere livelli grafici alla Sonic 3, ma Zero si difende bene e regala una buona esperienza visiva, specialmente se filtrata con qualche effetto retrò moderno incluso nelle nuove versioni.
Sul fronte audio, invece, il titolo mostra un po’ di debolezza. Le musiche, pur simpatiche e orecchiabili, tendono a essere ripetitive, e il comparto sonoro nel suo insieme non è memorabile. I rumori degli attacchi di Zero, così come i vari effetti delle abilità speciali, avrebbero beneficiato di una maggiore profondità. Un neo che, per quanto piccolo, può stancare nel lungo periodo, nonostante sia ben bilanciato dalla qualità delle animazioni e della grafica.
Modalità di gioco e extra: vecchie abitudini e nuovi ritocchi
La riedizione moderna di Zero the Kamikaze Squirrel include una serie di funzionalità che facilitano l’accesso a un pubblico più vasto, dai neofiti ai nostalgici. La funzione di “riavvolgimento” consente di ripetere le sezioni più ardue, mentre i salvataggi istantanei permettono di interrompere la partita in qualsiasi momento. I filtri grafici, che variano dallo stile CRT a versioni più estreme come il bianco e nero, offrono una piacevole variazione estetica, rendendo il gioco un vero e proprio tuffo nel passato. Inoltre, la galleria di immagini permette di ammirare le illustrazioni originali, un dettaglio che sicuramente piacerà agli appassionati di retrogaming.
Tuttavia, il menu di presentazione dell’emulazione risulta scarno e poco attraente, forse un po’ pigro rispetto alle collection di titoli retro che offrono interfacce più elaborate. Certo, la praticità è innegabile, ma un minimo di cura estetica in più avrebbe certamente reso la nuova esperienza più accattivante.
Conclusione: Zero, un eroe improbabile in un mercato nostalgico
Ci si potrebbe chiedere perché il 2024 ci riporti uno scoiattolo kamikaze armato di shuriken e buone intenzioni, in un’epoca in cui i videogiochi sono spinti verso il fotorealismo e la complessità narrativa. La risposta, forse, si trova in quella stessa nostalgia che spinge i giocatori di oggi a tornare a titoli che incarnano la semplicità e la sfida diretta di un’epoca passata. Zero the Kamikaze Squirrel rappresenta un piccolo pezzo di storia videoludica, un personaggio nato per vivere nell’ombra di altri platform e che oggi, riproposto grazie a Ratalaika Games, trova finalmente uno spazio per far brillare la propria unicità.
In un panorama videoludico moderno sovraffollato di porting e riedizioni, la presenza di giochi come Zero the Kamikaze Squirrel dimostra che esiste ancora una forte richiesta di esperienze semplici, ma autentiche, capaci di richiamare quella magia perduta dei pomeriggi passati a inseguire sogni a 16 bit. Non ci sarà forse nulla di epico nelle mosse di uno scoiattolo ninja ambientalista, ma in fondo, non è forse questo che rende Zero un eroe speciale?
